martedì 20 ottobre 2015

MARINO IL RE DELLO SCONTRINO - Marino e la responsabilità pelosa di chi scarica la responsabilità sui collaboratori. Ora come allora il suo cavallo di battaglia è la ballata della scusa. Per fortuna che il 2 novembre è dietro l’angolo


A
llora come ora, Marino cerca di arrampicarsi sugli specchi. Purtroppo certi vizi non si perdono così facilmente.
Facciamo fatica a partire da ieri sera, quando Marino si è presentato davanti ai magistrati per una deposizione spontanea sullo scandalo scontrini che ha portato alle sue dimissioni.


Bensì vorremmo partire da quella triste storia del 2002, quando Marino, al tempo considerato un guru della cardio chirurgia, dovette lasciare tutti gli incarichi che ricopriva all’interno della University of Pittsburgh Medical Center, compreso quello di direttore dell’Ismet, il centro di trapianti di fama internazionale nato a Palermo in collaborazione con l’università americana.

Allora come ora, Marino cercò in ogni modo di nascondere la polvere sotto il tappeto, nella speranza di dimostrare che i rimborsi ingiustificati per circa 8 mila euro in realtà lui non li aveva mai presi. Bugia cosmica la sua, infatti il buon Marino furbescamente aveva presentato la stessa nota spese sia all’amministrazione italiana che a quell’americana. A tal proposito, riportiamo le durissime parole con cui il direttore dell’Upmc Jeffrey A. Romoff congedò Marino dai suoi incarichi: “Come restituzione dei rimborsi spese doppi da lei ricevuti - si legge nella lettera - accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall'Upmc o dall'Upmc Italia ai quali avrebbe altrimenti diritto, compreso lo stipendio per il mese di settembre 2002”.
A Marino venne concessa una settimana di tempo per preparare gli scatoloni e lasciare i suoi uffici di Palermo; il suo ingresso in quelli di Pittsburgh venne praticamente bandito.

Una brutta storia, che avrebbe dovuto quantomeno far riflettere i vertici del Pd nella scelta di candidarlo a sindaco. L’onestà è qualcosa di innato nelle persone, non la si acquista tra i banconi delle primarie come se si fosse al mercato rionale di zona. Almeno a nostro giudizio.

Fatto sta che Marino ci è ricascato, ed ora come allora, prova ad imbastire giustificazioni patetiche: la moralità di chi fa lo scarica barile sui propri collaboratori è a dir poco penosa. Un senso di irresponsabilità sconcertante, poco qualificante per il profilo del sindaco della Capitale d’Italia

Che Marino stia cercando adesso di recuperare un minimo di credibilità politica è chiaro, e la sua sortita ieri in quel di piazzale Clodio lo dimostra; ci fanno sapere che non è indagato, perché tanta premura allora? Comportamenti in totale discordia con le reazioni a caldo dopo che lo scandalo era emerso.

Le spiegazioni, gli aggiustamenti, il misero tentativo di voler sistemare tutto restituendo i soldi ai cittadini romani. E ora?

E ora ci auguriamo che venga messa fine a questa ignobile sceneggiata, di un sindaco che è stato incapace quanto disonesto. Il Pd pagherà a caro prezzo l’aver protratto così a lungo la permanenza del chirurgo genovese in quel di Palazzo Senatorio.


Se qualcuno, ogni riferimento a Renzi non è puramente casuale, avesse sciolto il Comune dopo Mafia Capitale, magari avrebbe risparmiato a Marino questa uscita di scena così ignobile. O quantomeno le aragoste e il vino degli Dei si sarebbero fermati a dicembre. Ciao Marino, il 2 novembre si avvicina.

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