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llora come ora, Marino cerca di arrampicarsi
sugli specchi. Purtroppo certi vizi non si perdono così facilmente.
Facciamo fatica a
partire da ieri sera, quando Marino si è presentato davanti ai magistrati per
una deposizione spontanea sullo scandalo scontrini che ha portato alle sue
dimissioni.
Allora come ora, Marino
cercò in ogni modo di nascondere la polvere sotto il tappeto, nella speranza di
dimostrare che i rimborsi ingiustificati per circa 8 mila euro in realtà lui
non li aveva mai presi. Bugia cosmica la sua, infatti il buon Marino
furbescamente aveva presentato la stessa nota spese sia all’amministrazione
italiana che a quell’americana. A tal proposito, riportiamo le durissime parole
con cui il direttore dell’Upmc Jeffrey A. Romoff
congedò Marino dai suoi incarichi: “Come restituzione dei rimborsi spese doppi
da lei ricevuti - si legge nella lettera - accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall'Upmc o
dall'Upmc Italia ai quali avrebbe altrimenti diritto, compreso lo stipendio per
il mese di settembre 2002”.
A Marino venne concessa una settimana di tempo per preparare gli
scatoloni e lasciare i suoi uffici di Palermo; il suo ingresso in quelli di
Pittsburgh venne praticamente bandito.
Una brutta storia, che
avrebbe dovuto quantomeno far riflettere i vertici del Pd nella scelta di
candidarlo a sindaco. L’onestà
è qualcosa di innato nelle persone, non la si acquista tra i banconi delle
primarie come se si fosse al mercato rionale di zona.
Almeno a nostro giudizio.
Che Marino stia cercando
adesso di recuperare un minimo di credibilità politica è chiaro, e la sua
sortita ieri in quel di piazzale Clodio lo dimostra; ci fanno sapere che non è
indagato, perché tanta premura allora? Comportamenti in totale discordia con le reazioni a caldo dopo che
lo scandalo era emerso.
Le spiegazioni, gli
aggiustamenti, il
misero tentativo di voler sistemare tutto restituendo i soldi ai cittadini
romani. E ora?
E ora ci auguriamo che
venga messa fine a questa ignobile sceneggiata, di un sindaco che è stato
incapace quanto disonesto. Il Pd pagherà a caro
prezzo l’aver protratto così a lungo la permanenza del chirurgo genovese in
quel di Palazzo Senatorio.
Se qualcuno, ogni
riferimento a Renzi non è puramente
casuale, avesse sciolto il Comune dopo Mafia Capitale,
magari avrebbe risparmiato a Marino questa uscita di scena così ignobile. O
quantomeno le aragoste e il vino degli Dei si sarebbero fermati a dicembre. Ciao Marino, il 2 novembre si avvicina.
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