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Il voto inizialmente programmato per la prossima primavera
rischierebbe di essere spostato alla seconda domenica di giugno, con gli
eventuali ballottaggi che slitterebbero al 26 giugno, in estate già iniziata.
Renzi
è consapevole della drammatica situazione in cui versa il Partito democratico,
il quale a causa dello scandalo Marino
e dell’incerta situazione De Luca
in Campania a causa della Severino, rischia di prendere una sonora legnata alle
prossime elezioni. I
sondaggi lo dimostrano, considerando che solamente a Roma il Partito
democratico è sceso intorno al 19,7%.
I numeri non mentono
mai, a differenza di Marino;
il marziano continua a scimmiottare la famosa ballata della scusa, cavallo di
battaglia del chirurgo genovese sin dai tempi in cui venne cacciato
dall’Università americana di Pittsburgh. Marino probabilmente con la
deposizione spontanea dell’altro ieri davanti ai magistrati sta cercando di
riqualificare la sua immagine politica, a prescindere dalla paventata ipotesi
che possa ritirare le dimissioni.
Il suo gesto potrebbe
anche aver significato una respinta preventiva dall’eventuale accusa di
peculato, certo è che le postume parole del sindaco dimissionario hanno tolto
per qualche ora l’ossigeno nelle buie stanze del Nazareno. Renzi
e Orfini hanno immediatamente provveduto a respingere
l’ipotesi che si possa andare avanti con Marino, convocando una riunione con
tutti i consiglieri comunali del Pd.
Fonti interne ci fanno sapere
che il gruppo non sia compatto nella scelta di sfiduciare il sindaco e tutto
questo tiene estremamente in ansia il Presidente del Consiglio.
Per quanto riguarda Marino,
a prescindere di come si concluderà la vicenda giudiziaria, certamente non sarà
risolta la vicenda politica e la distanza che ci separa dal 2 novembre sembra
ogni giorno di più interminabile.
Nel caso in cui Marino optasse per il clamoroso ritiro delle
dimissioni, il Pd avrebbe tra le mani l’arduo compito di sfiduciarlo.
Un danno d’immagine per il partito difficilmente risanabile, che comproverebbe
la totale inadeguatezza delle primarie all’acqua di rosa che sono soliti
teatralizzare. Per di più servirebbero circa 27 consiglieri comunali per
portare via il marziano dal Campidoglio, il che costringerebbe il Pd a bussare
alle varie porte delle opposizioni. Complimenti
Renzi e
complimenti Orfini, il risultato di tutto ciò è solo colpa vostra.
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