lunedì 5 ottobre 2015

SCONTRINI PARALLELI. RENZI COME MARINO - Una vita di scontrini paralleli a base di aragoste e caviale. La sfacciataggine di chi saluta con un sombrero altrui, quello dei contribuenti

S
embrano essere uno la proiezione dell’altro. Prima o poi ciò che si diletta a fare uno, state tranquilli sarà perfettamente imitato alla lettera dall’altro. Renzi guardandosi allo specchio, vede lo spettro di Marino. Che sofferenza per entrambi.


Ricordano le gesta dei gemelli del gol, Paolo Pulici e Ciccio Graziani, loro però erano uomini d’area di rigore; il Presidente del Consiglio e il sindaco di Roma sono più avvezzi alla forchetta. Con le gambe ben accomodate sotto la tavola imbandita, si trasformano in due rapaci. Macchine da ingurgito. Un approccio aggressivo, che entrambi hanno sapientemente manifestato durante le loro gite a spese, anzi a sbafo dei contribuenti. A Roma ci sono espressioni molto colorite, per catalogare chi ama farsi bello sulle spalle degli altri, ma abbiamo preferito rendere l’idea del loro scempio coniando la raffigurazione di chi ama salutare agitando con enfasi il sombrero altrui.

Immaginatevi ora Marino, esattamente come Renzi quando era Presidente della provincia di Firenze, strisciare a più non posso la carta di credito comunale, con un plafond mensile giustamente portato da 10 a 50 mila euro al mese. Decine e decine di migliaia di euro andati in fumo tra auto di lusso e cene con politici, giornalisti e colleghi chirurghi.

La polemica dei giorni scorsi legata al suo viaggio negli Stati Uniti ha aperto un vaso di Pandora che difficilmente riuscirà a richiudere. Le forze dell’opposizione in Campidoglio hanno giustamente richiesto un accesso agli atti ed è venuto fuori l’inimmaginabile.

Sulla falsa riga di Renzi, Marino da oltre due anni si è prodigato per organizzare, ma soprattutto offrire, cene a base di aragoste e prelibatezze varie, pagando con la carta di credito comunale. Alte frequentazioni quelle del sindaco, la maggior parte nei ristoranti più noti della Capitale. Coincidenze: molte di queste gustose e appetibili cene “istituzionali” sono state consumate durante giorni festivi e guarda caso tutte a pochi passi dall’abitazione del sindaco o di sua madre. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.

Soprattutto se si ha a che fare con Marino, che negli ultimi tempi ha dato prova di essere un ragguardevole bugiardo. È riuscito persino a far infuriare Papa Francesco.

Da oggi inizieranno a fioccare esposti in Procura e alla Corte dei Conti, dove i magistrati contabili saranno chiamati a decidere se catalogare come “istituzionali” una serie di cene a base di carpacci di pesce, aragoste e vino pregiatissimo, che Marino ha offerto a rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio, a luminari della medicina americani o piuttosto come quella organizzata la sera di Santo Stefano del 2013, in cui a beneficiare della generosità del sindaco furono dei giornalisti interessati a conoscere le iniziative dell’amministrazione a carattere sociale per il periodo natalizio. Quale quello dell’anno successivo? Bah.

Diventa difficile commentare e analizzare tali situazioni, siamo al paradosso assoluto ormai. Sarebbe logico domandare a Renzi un suo pensiero sulla questione, un parere di chi in passato si è già trovato in questa scomoda situazione. Non crede il premier che sia giusto rottamare Marino e dare l’opportunità ai romani di scegliere un sindaco all’altezza?


I sondaggi evidentemente ora non glielo consentono. Il Pd prenderebbe una legnata assurda, proprio come quelle che prendono i romani ogni volta che Marino si siede al ristorante.

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