lunedì 23 novembre 2015

GUERRA ALL’ISIS - Guerra allo Stato Islamico. L’Italia esposta in prima linea deve decidere. Via le sanzioni alla Russia. Avanti con la coalizione internazionale. Invece Renzi pedala in fondo al gruppo, senza linea, lasciando il nostro Paese in balia di decisioni altrui


È
 finito il tempo dell’indecisionismo perpetuo.

L’Italia ha l’obbligo di prendere l’iniziativa e collocarsi nello scacchiere europeo come la principale fautrice di una coalizione internazionale ad ampio raggio.


In passato il nostro Paese ha già ricoperto questo ruolo, esattamente tredici anni fa, quando il Presidente Silvio Berlusconi, grazie alle sue enormi capacità politiche e morali, fu il principale artefice degli storici accordi di Pratica di Mare grazie ai quali si arginarono definitivamente alcune contrapposizioni ereditate dal periodo della guerra fredda e si concretizzò la prima storica apertura dell’Alleanza Atlantica nei confronti della Federazione Russa.

Per sradicare lo Stato Islamico, obiettivo sapientemente definito dallo stesso Berlusconi, occorre riscoprire i valori e la nettezza morale di quei giorni, occorre abbandonare il tortuoso percorso della retorica e sbarazzarsi dell’armatura vecchia e pesante dell’indecisionismo.

Il terrorismo rischia di approfittare dell’immobilismo politico che sta caratterizzando soprattutto il nostro governo, fermo su delle posizioni di subordinazione all’Obama piuttosto che alla Merkel di turno.

La preoccupazione di Renzi è quella di non voler scombinare equilibri internazionali che hanno le stesse sembianze di un reperto fossile, schemi burocratici che tengono prigionieri non solo la nostra economia ma anche il nostro diritto a sentirsi dei cittadini al sicuro.

I riferimenti al “Patto sulla Sicurezza” non sono per nulla casuali.

Negli ultimi giorni dalle pagine de “Il Mattinale” avevamo più volte indicato quale fosse la scala gerarchica dei punti da seguire per il governo, affinché nel minor tempo possibile si fosse delineata e composta un’alleanza armata per annientare (dicendola alla Hollande) lo Stato Islamico, ovunque esso sia presente.

Rivendichiamo la bontà di tutti quei passaggi istituzionali e non, ma con forza richiamiamo l’attenzione sulla necessità di togliere le sanzioni alla Federazione Russa.

Renzi ha l’obbligo, se vuole dare realmente seguito ai concetti solidali  espressi nei confronti della Francia, di spingere l’Unione europea a cancellare le sanzioni commerciali ed economiche al Paese che più di tutti rappresenta la chiave di volta nella lotta al Califfato.

Sanzioni che peraltro stanno danneggiando non solo l’economia russa, ma soprattutto quella tedesca, francese ed italiana.

Una chiara sottomissione quindi, al volere della politica di Obama.

La realtà è che Renzi sa essere riconoscente, e per un tavolo a Vienna è disposto a sacrificare un intero mobilio, per cui almeno per il momento preferisce restare nelle retrovie della politica, rimanere all’ombra delle decisioni altrui.

Lui, come la Merkel, sono lo specchio di un’Europa arrugginita, che ha smarrito lungo il suo percorso i valori fondanti della sua esistenza, in primis quello della solidarietà.

Basta tergiversare, il terrorismo giorno dopo giorno si sta prendendo una fetta sempre più ampia della nostra quotidianità, e la paura di subire attentati si respira ormai in ogni angolo delle nostre città.


È giunto il momento di coalizzarsi, di riunire gli stati maggiori dell’Occidente, della Nato e della Federazione Russa, per una coalizione operativa che faccia riscontro alle parole finora di circostanza degli ultimi giorni.     

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