lunedì 13 luglio 2015

TAVERNE RENZIANE - Vogliamo la verità sul colpo di Palazzo. Renzi venga in Aula e ci racconti delle armi di convinzione non convenzionali utilizzate nei confronti di Napolitano per cacciare via Letta. La legge sulle intercettazioni diventi una priorità


C
i risiamo, l’ombra di un complotto ripercuote la politica italiana. È storia recente quanto accaduto nell’autunno del 2011, quando l’Italia è stata depredata della “democrazia” popolare. Silvio Berlusconi fatto fuori grazie ad un intreccio di Palazzi sull’asse Bruxelles, Berlino e Roma.


Bru.Be.Ro., l’asse dello scippo. Il popolo italiano vede sottrarsi da sotto gli occhi un governo democraticamente eletto, per ritrovarsi tra capo e collo un governo di tecnocrati imposto dall’Europa che di lì a poco ucciderà definitivamente l’economia italiana. Da queste pagine ci siamo battuti con tutte le forze affinché un po’ di luce potesse fare chiarezza su quell’ignobile vicenda; a più riprese continuiamo a chiedere che venga prima calendarizzata e poi votata la nostra proposta di legge grazie alla quale si istituisca una Commissione d’inchiesta parlamentare che possa riesumare il corpo del reato e mettere nero su bianco la verità.
Quanto emerso grazie alle intercettazioni pubblicate su “Il Fatto” ripercorre con modalità differenti, l’iter di convincimento nei confronti di Giorgio Napolitano per fare fuori Silvio Berlusconi.
Enrico Letta, egli non eletto dagli italiani a differenza di Silvio Berlusconi, era stato scelto dal suo mentore “Re Giorgio”, per governare questo Paese. Era stato scelto per far fronte a quella maggioranza risicata ottenuta dalla coalizione di Bersani nel 2013. C'era una sorta di figliolanza adottiva.
Come d’incanto poi, ecco arrivare Matteo Renzi; il neo segretario del Pd, riesce attraverso un’ammirevole opera di convincimento nei confronti del Presidente della Repubblica a far sbolognare il povero Letta e a prendere possesso di Palazzo Chigi. Strana storia questa.

Ora forse ci risulta più facile comprendere il perché Renzi si sia sempre opposto alla nostra richiesta sulla Commissione d’inchiesta parlamentare; almeno da quanto emerso grazie all’intercettazioni nelle oscure “taverne renziane”, il sospetto che Renzi abbia utilizzato armi di convinzione non convenzionali nei confronti di Napolitano prende corpo.
Le conversazioni raccapriccianti con il generale Adinolfi, dipingono Renzi in tutto il suo cinisco opportunismo.

Adinolfi si dice sereno (cos'è: un messaggio?) Noi no. Non possiamo essere sereni al pensiero che il premier (si fa per dire) di questo Paese, abbia ottenuto il suo mandato con delle vie alternative rispetto a quelle che normalmente dovrebbero modificare il corso della politica.

Non da meno il suo compagno di chiacchere, il generale Adinolfi, il quale pur di scrollarsi di dosso l’etichetta da amicone inciampa su una buca grossa quanto il Colosseo dichiarando: “A Firenze, per dirne una, non ho mai seguito né voluto sapere alcunché dell’inchiesta sulla casa di Marco Carrai abitata da Renzi”. Sarebbe il caso che spiegasse meglio questa sua affermazione, ovvero il “disinteresse” è stato da parte sua o della Gdf?

L’acqua è torbida e rischia di inquinare qualsiasi cosa bagni.  Renzi ora venga in Aula e oltre a raccontarci tutto sulla Grecia, ci dia risposte sul tema "taverne e generali".

Quanto alle intercettazioni: se in questo caso sono illecite, e se oltretutto sono state diffuse illegalmente, la magistratura intervenga. Siamo consapevoli però che le norme attuali fingono soltanto di vietare invasioni e violazioni della privacy, poiché  di fatto sono considerate veniali: si proceda allora a promuovere una legge adeguata.

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