O
|
gni giorno una battaglia, ogni
giorno è un buongiorno Senato – Vietnam.
Una battaglia campale ormai, dove Renzi
stremato cerca di portare a casa qualche buon risultato per la sua squadra di
governo. Il problema è che non ha più i numeri; scellerata fu la sua scelta
sulla non condivisione del nuovo Presidente della Repubblica. Morto il Nazareno, il governo ha iniziato a
vacillare e senza il soccorso azzurro di Forza Italia
ha incontrato solo ostacoli nel suo percorso.
Che
sia la minoranza interna del Pd, o
che siano gli alfaniani, Renzi vede arginato il suo slancio propulsivo, e la
sua sete di riforme, fatte male e arrabattate, trova difficilmente una fonte
dalla quale abbeverarsi di voti favorevoli.
Sulle
unioni civili, Giovanardi & Co. sono
stati chiari; se Renzi non modifica il testo, gli voteranno contro.
La
paura giustificata, che un’apertura sulle unioni civili possa un domani essere
un viatico per le adozioni gay è reale. Per cui meglio prevenire.
Stesso ostacolo alfaniano
sulla strada di Renzi, si trova per la riforma sulla prescrizione. L’allungamento a ventidue anni è qualcosa di illogico,
per cui Renzi dovrà necessariamente negoziare il solito compromesso, dove
troverà la componente Pd più vicina alle toghe a negargli l’ennesimo successo.
Sulla
riforma della governance Rai, il
grattacapo è ancora maggiore. Forza Italia è stata chiarissima e le altre
opposizioni in maniera compatta idem: il parere che l’amministratore delegato
dovrà chiedere al Cda sulla nomina dei direttori di testata dovrà essere
obbligatorio e vincolante, con lo scopo di garantire delle trattative nelle
scelte.
Dunque la strada per il riformismo renziano è più che
in salita, almeno a Palazzo Madama. Il premier sembra aver ripreso la fase
condita dalla sue brusche accelerate, quelle del Matteo fai presto che è tardi.
Una fretta che purtroppo per lui cozza con la mancanza di numeri in Senato e
soprattutto con la realizzazione della riforma del Senato stesso.
L’impiccio inestricabile del comma 11, ovvero quello
sulle Regioni a statuto speciale, dove Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia
Giulia, Valle d’Aosta più le province di Trento e Bolzano dovranno adeguare i
loro statuti alla riforma del Senato, rischia di far saltare la riforma o
quanto meno che essa non sia applicabile alle regioni in questione. Escluderle
creerebbe un problema costituzionale e politico non da poco. Caro Renzi, tu e il governo
siete ai titoli di coda.
Nessun commento:
Posta un commento