1) SEVERINO
D
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e Luca è il
proprio il caso di dirlo, regna come un satrapo. Dopo la sentenza che lo ha
sostanzialmente rimesso in sella sulla Regione Campania,
ha avuto modo di formare la sua giunta. Per la felicità di Renzi.
Se
non altro ha avuto modo di ostentare il suo potere amministrativo, facendosi
beffa delle liste che lo avevano appoggiato, dando vita ad una squadra di
tecnici, ma soprattutto tenendosi per se le deleghe più importanti.
Ha agito in questo modo,
perché molto probabilmente la sua figura necessita di una riabilitazione
accurata, la sua immagine almeno ai nostri occhi sarà macchiata a vita.
Non
perché è stato colpito da sospensione a causa della legge Severino,
ma semplicemente perché è stato riabilitato dalla stessa in maniera del tutto
parziale.
Tutto
grazie al bene stare della magistratura, la quale ha dato vita alla creazione
di due Severino, ovvero le Severine.
Una
è valida solo per gli esponenti del Pd,
l’altra invece nata
come legge contra personam, o più semplicemente per assassinare politicamente
Silvio Berlusconi, è stata poi utilizzata
nella sua forma più primitiva possibile per colpire amministratori o chiunque ricoprisse
incarichi istituzionali sempre in quota Forza Italia.
Vedi il caso del sindaco Mallegni.
Quanto
sta accadendo al sindaco eletto di Pietrasanta rappresenta in pieno una
sospensione della democrazia, che genera un doppiopesismo interpretativo della
legge.
La
prescrizione del reato contestato che si somma all’appello stranamente rinviato
di un anno, lasciano pochi dubbi sul fatto che si possa trattare di una mossa
politica. Per l’esponente di centrodestra la legge è legge, per un Presidente
di Regione Pd la Severino è ingiusta e ingiustificata.
Nella
speranza che i giudici toscani si comportino allo stesso modo di quelli che
hanno riabilitato De Luca
e De Magistris in Campania, noi manterremo alto
il nostro impegno affinché una legge incostituzionale come la Severino venga
modificata in Parlamento, per restituire credibilità sia alla politica ma
soprattutto alla giustizia.
2) MAFIA CAPITALE
È
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scattata l’ora X. Oggi alle 15 a Palazzo
Valentini si riunisce il Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza
pubblica presieduto dal prefetto Franco Gabrielli.
Il
prefetto e gli altri membri, tra cui il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, dovranno esprimere un
loro parere e stilare una relazione che sarà poi spedita al Viminale.
Il tema è il seguente:
sciogliere o no il comune di Roma per infiltrazioni mafiose?
Come
detto la Prefettura verbalizzerà i pareri dei presenti e dopo aver formalizzato
la sua proposta, passerà la patata bollente al ministro Alfano.
Scomoda posizione la sua, il capo dell’Ncd,
partito di centrodestra, forza di un governo di centrosinistra, che dovrà
decidere se bocciare o meno la proposta che manderebbe a casa il sindaco di
Roma di centrosinistra.
A
quel punto l’ultima decisione spetterebbe a Matteo
Renzi, che a differenza di quanto accaduto con De
Luca, questa volta dovrebbe conoscere bene la procedura.
È
risaputo lo status di separato in casa di Marino,
con il premier i rapporti ormai sono ai minimi storici. Per Renzi essere il boia e l’esecutore di
Marino potrebbe significare un recupero di consensi in termini elettorali su
Roma, almeno per il candidato sindaco del Pd che verrà nella Capitale.
Certo è che l’immagine di Roma sarebbe definitivamente compromessa, soprattutto
con il Giubileo alle porte.
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