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a Severino ha preso un’altra
mazzata. Questo è poco ma è sicuro.
Il
fatto che a beneficiare dell’accoglienza di un ricorso contro la sospensione
generata da questa legge che è stata definita “moralizzatrice” sia stato un
esponente di centrodestra ma soprattutto di Forza
Italia, non può che farci contenti. È buono e giusto.
Qualcuno
ci dirà che c’era da aspettarselo; se non altro sono anni che Mallegni è
letteralmente perseguitato dai pm. Uno in particolare: Domenico
Manzione.
Ex
pm, ora sottosegretario agli Interni, fratello della più nota Antonella, amica fidata di Renzi, ora capo dell’ufficio legislativo di
Palazzo Chigi ed ex comandante dei vigili di Firenze.
In
realtà fu lei ad accusare Mallegni di qualsiasi tipo di reato le occorresse
alla mente, e la sospensione è riferita esattamente a quel processo per il
quale Mallegni stesso è stato assolto per ben 51 capi d’imputazione e
condannato per uno solo: abuso d’ufficio.
Dopo
i casi De Magistris e De Luca ci era venuto il sospetto che per
sospendere la sospensione della Severino bisognasse avere il cognome composto,
poi però ci era venuto anche il sospetto che bisognasse essere di sinistra e del
Pd. Strano gioco delle parti vero.
Ora
il caso Mallegni, che quindi azzera
i sospetti sulla composizione dei cognomi e forse anche sull’appartenenza
politica.
La discriminante quindi è una
sola, ne siamo certi: se ti chiami Silvio Berlusconi hai diritto ad un codice
civile e penale ad personam. Un terribile privilegio, che viene donato
esclusivamente a chi dal 1994 continua con grande forza e tenacia ad opporsi a
questo finto regime democratico.
Un
regime che attraverso l’uso politico della magistratura, mira a far fuori chi
rappresenta la sola alternativa a quella gioiosa macchina da guerra che ha
incancrenito questo Paese.
Forza Presidente, continuiamo
insieme a gridare la verità e la Corte europea dei Diritti Umani ti renderà
giustizia.
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