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enzi è alle
strette, le vicende di Roma e della Regione Campania incombono sull’agenda di
governo. Il premier nei prossimi giorni dovrà inevitabilmente mettere un punto
alle vicende De Luca e Marino. Per quanto riguarda il neo eletto
governatore della Regione Campania, Renzi sta cercando di congelare la sua
sospensione, in poche parole sta facendo melina alla Severino.
Chi
è causa del suo mal, o del suo partito pianga se stesso, ci verrebbe da dire.
La cosa peggiore, è che sta cercando di giocare sporco, con il suo solito
approccio meschino cerca di salvare il salvabile; tradotto, al momento della resa dei conti,
ovvero alla sospensione da parte del governo, si cercherà di approvare anche
una scappatoia in maniera tale che De Luca possa comunque nominare una sua
giunta e procedere quindi con la nomina degli assessori.
Sostanzialmente,
come sottolineato ieri dal Presidente Brunetta
e dal coordinatore della Area metropolitana di Napoli, l’On. Paolo Russo, Renzi con questa mossa vorrà
salvare gli atti compiuti fino al momento della sospensione rendendoli quindi
validi. Una nomina della giunta dal sapore prettamente politico e non quello di
un’urgenza amministrativa, che quindi non giustifica una sua anticipazione
rispetto alla sospensione.
Un vero e proprio imbroglio,
che dal punto di vista giudiziario coincide con il reato di abuso d’ufficio.
Anche
in Europa inizia a destarsi qualche preoccupazione; la situazione della Regione
Campania ha allertato il commissario Ue Corina Cretu,
la quale ha chiesto al ministro Delrio
maggiore impegno e soprattutto trasparenza.
Come
ha sottolineato il governatore uscente Stefano Caldoro,
l’incertezza politica che si è abbattuta sulla Campania potrebbe provocare la
perdita del fondi europei del Por 2014-2020.
Più
a nord del Vesuvio invece, si infiamma la Soap opera “Vergogna
Capitale”. Renzi neanche fosse Gentile su Maradona a Spagna 82’
intensifica il pressing sulle ripartenze del sindaco Marino.
Colpi di coda
come quello sul palco della festa dell’Unità non sono più accettabili dal
premier. Marino ormai è stato messo ufficialmente alle strette, o meglio alla
porta.
Le
dimissioni del assessore Guido Improta,
renziano doc, sono i primi segnali di un progressivo sgretolamento della giunta
Marino.
Segnali
o minacce, che vogliono invitare il sindaco Marino a auto dimissionarsi; per
Renzi e il governo commissariare il Comune, attenzione non più per mafia ma per
corruzione (giurisprudenzialmente la differenza è sostanziale), è impensabile.
L’immagine
dell’esecutivo con il Giubileo
alle porte sarebbe estremamente compromessa e per questo da Palazzo Chigi si
augurano che l’allegro chirurgo genovese manifesti segnali di responsabilità
verso i romani.
Renzi
ha paura che Marino, con la sua incapacità amministrativa possa definitivamente
compromettere i risultati elettorali futuri del Pd
romano; nel 2016 si voterà in altre grandi città italiane, su tutte Milano e
Napoli, per cui infilarci anche Roma cadrebbe letteralmente a pennello.
Noi siamo convinti che il
tempo è tiranno, e il temporeggiare di Marino possa favorire solo quelle
presunte forze politiche che amano definirsi anti sistema, ma che in realtà non
lo sono.
Noi a Venezia come in Liguria
abbiamo già dimostrato di che pasta siamo fatti.
Se
si adotta il metodo Brugnaro
anche a Roma, la vittoria è assicurata.
E
il Marco Aurelio potrà tornare a sorridere in sella al suo destriero.
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