martedì 28 aprile 2015

SCUOLA - La buona scuola frantumata dalle proteste, e Renzi cede alla sua piazza. Si va verso la “pessima scuola”

N
ei mesi scorsi avevamo sottolineato - lealmente - luci ed ombre che la riforma della “buona scuola” tanto sbandierata dal duo Renzi-Giannini  si portasse dietro. Le luci erano tutte prese dalle nostre proposte.


In particolare ciò che si riferiva al merito e alla valorizzazione dei dirigenti scolastici, vale a dire un rafforzamento del principio di autorità e di autonomia scolastica. Il buio si riferiva all'assistenzialismo delle assunzioni in massa. 
Notavamo questo: la sinistra sbandiera come propri valori quelli che non è in grado di realizzare. Ed è quello che sta accadendo.

Il poco di buono che era stato annunciato viene inesorabilmente messo in discussione a causa dei mal di pancia della Cgil e degli insegnanti che vi si riconoscono, i quali  non tollerano che la loro carriera sia ancorata al merito e non all’anzianità o qualsiasi altro parametro, e rifiutano a prescindere di essere valutati. Sono un target privilegiato del Pd gli insegnanti, per cui appare scontato il fatto che a poche settimane dalle elezioni regionali i medesimi si agitino e il Pd li ascolti, cerchi di acconsentire, rimettendo per l’ennesima volta messo tutto in discussione.

Per cui si fa strada, ancora una volta, l’idea di una scuola che non vuole cambiare. Un apparato scolastico insofferente a qualsiasi intento riformatore che parta dal merito. Certo, questo è un male che troppo spesso colpisce qualsiasi apparato della Pubblica amministrazione. Ciò che più colpisce è questa sorta di reiezione cronica al farsi valutare, che inevitabilmente  trasforma tutto in una palude. Perché inorridire di fronte alla possibilità che al centro venga messo il merito? Non credete che a beneficiarne, nel caso della scuola ad esempio, sia solamente l’apprendimento dei nostri ragazzi grazie ad un sistema e ad un offerta formativa più efficiente? 

Ebbene per i sindacati non è così, a tal punto di organizzare uno sciopero per il 5 maggio, esattamente il giorno in cui nelle primarie si sarebbero dovute sostenere le prove Invalsi. Altro aspetto alquanto sorprendente riguarda il ruolo e la figura del dirigente scolastico, il vecchio ‘preside’ sostanzialmente, il quale per scelta del Pd - dopo le modifiche che si vanno affermando in Commissione - non avrà più quel ruolo cardine nel giudicare il merito dei docenti, né tanto meno nella gestione organizzativa e lavorativa della scuola; ovvero non avrà più in dote dei poteri sovraordinati e tutto dovrà essere deciso in conformità con tutto il corpo docente. Alla faccia dell’efficienza.


Purtroppo i buoni propositi della “buona scuola” di Renzi, si sono andati a far benedire. È risultato essere un progetto poco riformista a discapito delle premesse, un progetto purtroppo ancora legato a vecchie logiche politico culturali. Un progetto partito in pompa magna, che designava in prima battuta un piano di lavori edilizi per la messa in sicurezza delle scuole. Un progetto che è lentamente tramontato nella solita questione dell’assunzione dei precari, con strategie dei sindacati volte ad aumentare il numero di ore in aula a 36 per portare a termine questo processo. Per fortuna c’è chi come Elena Centemero ricorda a Renzi e al Pd, che il numero delle ore debba essere commisurato alle capacità di apprendimento degli studenti, al fine di costruire una scuola in cui tutti abbiano le stesse opportunità di costruire il proprio futuro senza differenze. Per cui viva la “buona scuola” e abbasso la “pessima scuola” di Renzi.

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