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In
particolare ciò che si riferiva al merito e alla valorizzazione dei dirigenti
scolastici, vale a dire un rafforzamento del principio di autorità e di
autonomia scolastica. Il buio si riferiva all'assistenzialismo delle assunzioni
in massa.
Notavamo
questo: la sinistra sbandiera come propri valori quelli che non è in grado di
realizzare. Ed è quello che sta accadendo.
Il
poco di buono che era stato annunciato viene inesorabilmente messo in
discussione a causa dei mal di pancia della Cgil e
degli insegnanti che vi si riconoscono, i quali non tollerano che la loro
carriera sia ancorata al merito e non all’anzianità o qualsiasi altro
parametro, e rifiutano a prescindere di essere valutati. Sono un target
privilegiato del Pd gli insegnanti, per cui appare scontato il
fatto che a poche settimane dalle elezioni regionali i medesimi si agitino e il
Pd li ascolti, cerchi di acconsentire, rimettendo per l’ennesima volta messo
tutto in discussione.
Ebbene
per i sindacati non è così, a tal punto di organizzare uno sciopero per il 5
maggio, esattamente il giorno in cui nelle primarie si sarebbero dovute
sostenere le prove Invalsi. Altro aspetto alquanto sorprendente riguarda il
ruolo e la figura del dirigente scolastico, il vecchio ‘preside’
sostanzialmente, il quale per scelta del Pd - dopo le modifiche che si vanno
affermando in Commissione - non avrà più quel ruolo cardine nel giudicare il
merito dei docenti, né tanto meno nella gestione organizzativa e lavorativa
della scuola; ovvero non avrà più in dote dei poteri sovraordinati e tutto
dovrà essere deciso in conformità con tutto il corpo docente. Alla faccia
dell’efficienza.
Purtroppo
i buoni propositi della “buona scuola” di Renzi, si sono andati a far benedire.
È risultato essere un progetto poco riformista a discapito delle premesse, un
progetto purtroppo ancora legato a vecchie logiche politico culturali.
Un progetto partito in pompa magna, che designava in prima battuta un piano di
lavori edilizi per la messa in sicurezza delle scuole. Un progetto che è
lentamente tramontato nella solita questione dell’assunzione dei precari, con
strategie dei sindacati volte ad aumentare il numero di ore in aula a 36 per
portare a termine questo processo. Per fortuna c’è chi come Elena Centemero ricorda a Renzi e
al Pd, che il numero delle ore debba essere commisurato alle capacità di
apprendimento degli studenti, al fine di costruire una scuola in cui tutti
abbiano le stesse opportunità di costruire il proprio futuro senza differenze.
Per cui viva la “buona scuola” e abbasso la “pessima scuola” di Renzi.
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