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noi importa. Deve essere questo il messaggio
che ci auguriamo giunga alle orecchie di Renzi. Siamo stufi della sua politica sotterranea o
presunta tale; il Papa e le sue parole devono necessariamente trovare cassa di
risonanza nelle sorde stanze di Palazzo Chigi.
Il
genocidio armeno ha bisogno di essere riconosciuto e ricordato, affinché certi
orrori non si ripetano più. Come sottolineava ieri Renato
Farina su ‘Il Giornale’, l’amicizia non include la menzogna ed essendo il
popolo turco un popolo amico è giusto chiamare le cose con il proprio nome. Il genocidio armeno
fa parte della storia ed è giusto che nell’anno del suo centenario venga
ricordato a dovere.
L'indifferenza
e la neutralità, richiamate con gusto quasi macabro dal sottosegretario Gozi. È giusto che venga tracciato un solco
nella memoria di chi oggi ancora si macchia di terribili atrocità, come quelle
perpetrate nei confronti dei cristiani a pochi chilometri di distanza dal
confine turco dove sorge il nuovo califfato.
Non è inimicizia ma stima, chiedere al governo turco, come faremmo per la
Germania se misconoscesse l'Olocausto, di accettare un fardello di colpe che
riguarda ben altro governo (ottomano) e ben altra storia, e che la memoria serva a scongiurare una deriva
islamista del governo di Ankara. Si aprirebbero nel caso autostrade per
l'ingresso in Europa. Nella speranza che Renzi dedichi una minima parte della
sua commedia a riconsegnare all’Italia un ruolo di leadership sul piano
internazionale con la ricostruzione di ponti politici internazionali in grado
di garantire sicurezza, scambi economici e commerciali proficui. Noi siamo per la
politica con la P maiuscola, non per quella dei bonus e delle omertà.
BREVE
CRONOLOGIA
1890 –
Inizio delle prime fasi di repressione del movimento autonomista armeno; il
governo ottomano inizia a propagandare sentimenti di odio anti-armeno fra i
curdi che popolavano il territorio dell’Armenia storica.
1894 – A
seguito dell’oppressione curda e
all’aumento delle tasse imposte dal governo turco, ci fu una rivolta del popolo
armeno, che venne duramente repressa dall’esercito ottomano affiancato da
milizie irregolari curde. Da li a due anni, si scatenò un vero e proprio pogrom
anti-armeno da parte dei turchi ottomani in cui persero la vita 50.000 armeni.
1909 –
Sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia
1915 – Nella
notte tra il 23 e il 24 aprile vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite
armena di Costantinopoli; quest’ultima era la vera forza trainante in grado di
guidare la rivolta contro il nascente potere repubblicano. L'operazione
continuò l'indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille
intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati
al Parlamento furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo
la strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai «Giovani
Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia
di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Altre centinaia di
migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito turco.
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