mercoledì 15 aprile 2015

POLITICA ESTERA - Il governo insiste: fa ammuina sul caso Papa-Turchia, e teorizza l’ambiguità e neutralità pur di non prendere posizione


A
 noi importa. Deve essere questo il messaggio che ci auguriamo giunga alle orecchie di Renzi. Siamo stufi della sua politica sotterranea o presunta tale; il Papa e le sue parole devono necessariamente trovare cassa di risonanza nelle sorde stanze di Palazzo Chigi.


Il genocidio armeno ha bisogno di essere riconosciuto e ricordato, affinché certi orrori non si ripetano più. Come sottolineava ieri Renato Farina su ‘Il Giornale’, l’amicizia non include la menzogna ed essendo il popolo turco un popolo amico è giusto chiamare le cose con il proprio nome. Il genocidio armeno fa parte della storia ed è giusto che nell’anno del suo centenario venga ricordato a dovere.

L'indifferenza e la neutralità, richiamate con gusto quasi macabro dal sottosegretario Gozi. È giusto che venga tracciato un solco nella memoria di chi oggi ancora si macchia di terribili atrocità, come quelle perpetrate nei confronti dei cristiani a pochi chilometri di distanza dal confine turco dove sorge il nuovo califfato.

Non è inimicizia ma stima, chiedere al governo turco, come faremmo per la Germania se misconoscesse l'Olocausto, di accettare un fardello di colpe che riguarda ben altro governo (ottomano) e ben altra storia, e che  la memoria serva a scongiurare una deriva islamista del governo di Ankara. Si aprirebbero nel caso autostrade per l'ingresso in Europa. Nella speranza che Renzi dedichi una minima parte della sua commedia a riconsegnare all’Italia un ruolo di leadership sul piano internazionale con la ricostruzione di ponti politici internazionali in grado di garantire sicurezza, scambi economici e commerciali proficui. Noi siamo per la politica con la P maiuscola, non per quella dei bonus e delle omertà.



BREVE CRONOLOGIA

1890 – Inizio delle prime fasi di repressione del movimento autonomista armeno; il governo ottomano inizia a propagandare sentimenti di odio anti-armeno fra i curdi che popolavano il territorio dell’Armenia storica.

1894 – A seguito dell’oppressione curda  e all’aumento delle tasse imposte dal governo turco, ci fu una rivolta del popolo armeno, che venne duramente repressa dall’esercito ottomano affiancato da milizie irregolari curde. Da li a due anni, si scatenò un vero e proprio pogrom anti-armeno da parte dei turchi ottomani in cui persero la vita 50.000 armeni.

1909 – Sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia


1915 – Nella notte tra il 23 e il 24 aprile vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli; quest’ultima era la vera forza trainante in grado di guidare la rivolta contro il nascente potere repubblicano. L'operazione continuò l'indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo la strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito turco.

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