venerdì 10 aprile 2015

CONFLITTO DI INTERESSI - Il Partito democratico si comporta come socio dominante dell'Expo. Deve averla scambiata per una coop rossa, o forse lo è davvero?

I
eri avevamo esordito così:  “Si salvi chi Expo – Hai meno di 30? Sei di Milano? Iscriviti al Partito democratico e potrai entrare all'Expo con lo sconto del 50%. Neanche fosse una Leopolda in salsa milanese”. Beh il nostro dubbio riguardo alla Leopolda in salsa milanese in realtà persiste. Eppure non ci sembra che Expo 2015 si svolga proprio in un garage, almeno dai soldi pubblici degli italiani che sono stati spesi per creare le strutture adeguate. Ne tanto meno ci hanno raccontato che tale manifestazione volesse essere in realtà una convention politica. Eppure questa insolita promozione da mercato rionale offerta dal Pd milanese ci crea qualche perplessità a riguardo.

Vuoi o non vuoi emerge  la solita sfacciataggine e prepotenza del Pd renziano, che oltre a regalare balle ora si dedica anche ad un’insolita mansione di bagarinaggio. Soltanto che invece di giocare a rialzo con i prezzi dei biglietti, li abbassa. I guadagni “de Maria Carzetta” come dicono a Roma sono che i milanesi under trenta si ritroverebbero in tasca una bella tessera del Pd, degna delle migliori promozioni che spesso si trovano alla Coop, rossa o no che sia.

C’è anche chi, come il segretario del Pd meneghino Pietro Bussolotti, si è addirittura vantato del fatto che il Pd fosse l’unico partito a Milano autorizzato come rivenditore ufficiale dei biglietti per Expo 2015; come se fosse una cosa normale , ma che in realtà non lo è proprio per il carattere apolitico che si dovrebbe garantire a Expo 2015. Una parzialità politica al momento infranta, che vede coinvolto il primo partito italiano nonché prima forza di governo.

Proprio per questo apprezziamo ancora di più l'interrogazione dell’On. Laura Ravetto  al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina per chiedere "se e come il Partito democratico di Milano abbia ottenuto un'autorizzazione specifica all'utilizzo del simbolo di Expo 2015 e alla relativa associazione ad una campagna di tesseramento, ovvero quali siano state le condizioni di vendita dei biglietti Expo 2015 allo stesso Partito democratico".

Per non farci mancare altro, è scoppiata anche la grana Eataly; Raffaele Cantone che presiede l’autorità anti-corruzione ha posto all’attenzione dell’amministratore delegato Sala dieci rilievi, o meglio dieci quesiti grazie ai quali si potrà fare chiarezza sul perché Eataly abbia ricevuto un appalto così grande senza che qualcuno abbia indetto una gara pubblica.


Ottomila metri quadrati, venti ristoranti e circa due milioni di pasti da distribuire; pensare che assegnare un appalto di questo tipo con la sola giustificazione dell’unicità  della catena di Farinetti è da sciocchi. Vogliamo vederci chiaro, perché questa Expo prima ancora di iniziare ha già fatto arrabbiare parecchie persone. Su tutti, gli italiani.

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