giovedì 4 dicembre 2014

La contaminazione tra politica e criminalità è figlia anche delle preferenze. Non sarebbe il caso di fare uno stop e una riflessione di buon senso?


V
enti burrascosi si abbattono sulla città eterna. Quanto accaduto nelle ultime ore fa tremare le segreterie di partito. Le mobilitazioni e lo sciacallaggio di massa si scagliano su coloro che al momento sono indagati e rischiano di veder messa in discussione la loro credibilità politica.

Ieri, noi de “Il Mattinale”, abbiamo riportato l’apertura de “Il Garantista”, questo perché non amiamo infilarci dentro tunnel senza uscita, che ci costringerebbero a recitare un copione già scritto.

Attendiamo l’esito delle indagini.

Certo è che le istituzioni e gli addetti ai lavori hanno l’obbligo morale verso i cittadini, di fermarsi e ragionare sul da farsi. Il senso comune non può più sopraffare il buon senso. L’epoca dei grandi moralisti deve finire; per troppo tempo degli atteggiamenti eccessivamente permissivi hanno creato i presupposti affinché dei sistemi criminali trovassero libero accesso nei palazzi del potere, riuscendo attraverso il malaffare ad aggiudicarsi appalti e quindi soldi pubblici.

È cosa conosciuta ormai, purtroppo i maggiori verminai si creano sempre in sede di enti locali, dove gli organi di controllo come il governo latitano, ma soprattutto dove a differenza di quanto avvenuto con il Porcellum vige la possibilità per l’elettore di esprimere delle preferenze.

Un sistema che troppo spesso ha dato libero sfogo alla compravendita di voti, per favorire quel ‘cavallo buono’ piuttosto che un altro. Stesso discorso per le primarie, ad oggi tanto sbandierate dal Pd come emblema della democrazia.
Se veramente trovassero conferma le notizie che Ignazio Marino, abbia anch’egli ricevuto somme di denaro dall’imprenditore Buzzi, non potremmo che sposare definitivamente la paventata ipotesi del Prefetto Pecoraro, mostratosi favorevole allo scioglimento del Comune di Roma.

Un gesto di tale portata darebbe un segnale fortissimo, se non altro per tenere acceso un lumicino di fiducia da parte dei cittadini nei confronti di chi fa politica in maniera onesta, rispettando incarichi e funzioni che gli sono stati assegnati.   

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