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stato premonitore quell’abbraccio che lo scorso aprile aveva imbarazzato
Berlino: l’ex cancelliere tedesco Schroeder fotografato in un fraterno
abbraccio con il presidente Putin.
D’altronde
l’ex capo del
governo tedesco, pur appoggiando la Merkel,
aveva sempre criticato l’atteggiamento dell’Ue nei confronti della crisi
ucraina: “Non hanno capito neanche lontanamente che l’Ucraina è
divisa e che non si può trattare così un Paese del genere”.
Per
carità l’ex leader della Spd è consigliere Gazprom e da sempre vicino a Mosca,
per cui sarebbe facilmente criticabile la sua posizione, però è ineccepibile che
ad oggi sia diventata necessaria un’apertura al dialogo con il Cremlino.
La
Merkel, dal canto suo, ha compreso in pieno il terribile pericolo che si
nasconde dietro i tagli di rifornimento del gas che Mosca minaccia di
ripercuotere su Kiev; anche perché la pista dello shale gas americano sembra ancora lontanamente
percorribile a causa delle tempistiche troppo lunghe.
È
per questo che ci ostiniamo a chiedere al governo su come intenda, in
continuità con la storia del nostro Paese in politica estera, creare un quadro
bilanciato di pressione politica e
offerte diplomatiche; con lo scopo di predisporre una soluzione
politica che eviti uno scontro frontale tra l’Ue e la Russia e affinché non
degeneri la crisi umanitaria in Ucraina a causa delle violenze.
Ne vale la credibilità del
nostro ruolo sul piano internazionale,
che in virtù degli ottimi rapporti consolidati con la Russia grazie all’operato
dei governi Berlusconi, potrebbe rafforzare la nostra posizione decisionale.
La linea da seguire è quella
che porti l’Ucraina ad iniziare un nuovo processo politico e costituzionale, omnicomprensivo di tutte le minoranze all’interno
del Paese, mentre sullo sfondo si realizza una concreta cooperazione
diplomatica tra Europa e Russia.
Il
ministro degli Affari esteri Mogherini,
pur sostenendo la necessità di misure sanzionatorie pur restando nella fase
due, ovvero quella delle sanzioni mirate, ha sempre professato la necessità di
dialogo anche con Mosca.
Peccato
che - finora - non abbia dato seguito alle sue intenzioni.
Per cui lei o meglio Renzi, alzino il telefono per
intavolare una conversazione con Putin. Invece di chiamare Berlusconi per
farsi votare i testi di legge.
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