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’ufficio
stampa del Cremlino ha reso nota una telefonata di Angela Merkel al Presidente Putin
sulla crisi in Ucraina. Il cancelliere tedesco ha espresso tutta la sua
soddisfazione a seguito del colloquio telefonico, in particolare per
l’assistenza manifestata dalla Russia nella liberazione dei sette osservatori
Osce.
A
fronte del crescere dell’escalation di violenza, Putin
ha confermato la necessità che il governo di
Kiev accetti di stabilire un dialogo diretto con i rappresentanti delle regioni
russofone separatiste sud-orientali dell’Ucraina.
Ci sembra il giusto atteggiamento,
d’altronde il rischio di compromissione di una pace europea è altissimo,
diventa perciò fondamentale per i principali attori protagonisti il compito di
risolvere una crisi che da politica si sta tramutando in umanitaria.
La tragedia di Odessa dovrebbe
far riflettere tutti, in particolare
l’Europa; la città portuale sul Mar Nero, palcoscenico di scontri di violenza
lo scorso venerdì culminati con un terribile incendio, ha rievocato per
qualcuno le tristi pagine della terribile guerra in Jugoslavia.
Scenari
macabri che tutti gli attori internazionali hanno l’obbligo di scongiurare.
A
tal proposito è a dir poco sorprendete il silenzio assordante del duo Renzi/Mogherini, i quali
continuano a latitare sulla scena internazionale; eppure il ministro degli
Esteri si era espressa più volte favorevole ad una politica del dialogo,
affermando la volontà di restituire un carattere politico ad un ministero ormai
in preda al tecnicismo post montiano e lettiano (anche se quest’ultimo di
brevissima durata).
Nonostante
i buoni propositi però il nostro governo agisce, o meglio subisce, le conseguenze
operative degli altri paesi europei. Su tutti ovviamente la
Germania.
Quest’ultima
dal canto suo non si smentisce mai: in tutto il suo opportunismo la Merkel ha
colto in pieno la necessità di riallacciare un ponte diretto con Mosca. Oltre
che un appello di pace, il tema centrale della discussione sono stati i rifornimenti di
gas russo per l’Europa, che come ben sappiamo passano attraverso
l’Ucraina; la Russia infatti minaccia la sospensione della fornitura a Kiev e
quindi all’Europa, se non riceverà pagamenti anticipati per le forniture
pregresse.
Gazprom
sostiene che Kiev abbia un debito verso lo stesso colosso del gas per una cifra
intorno ai 3,4 miliardi. La situazione è per cui estremamente delicata se si
somma alle tensioni sociali che stanno dilagando in tutta l’Ucraina.
Il nostro invito a Renzi e al ministro Mogherini è
quello di seguire la scia lasciata da Berlusconi, stabilendo contatti, costruendo ponti per impedire
il ritorno della guerra fredda.
Non siamo una superpotenza, ma
la nostra civiltà e la nostra storia, ci
rendono potenziali protagonisti.
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