giovedì 17 aprile 2014

Renzi lo scassatore: cencellina nomine ai suoi amici e l’Italia perde di competitività


Si è finalmente consumato il tanto atteso passaggio delle nomine alle società partecipate dallo Stato. Matteo Renzi in preda ai suoi soliti attacchi di finto riformismo, doveva scegliere se adottare lo stesso comportamento dei sui predecessori, ovvero distribuire nomine in segno di riconoscenza ai suoi amici ed alleati politici, oppure se dare forza e vigore al suo coraggio da riformatore.
È vero ci ha sorpreso ancora una volta e a fare la differenza è stata la sua solita statica dinamicità: nessuno o pochi della vecchia guardia dei manager storici, ma comunque tanti suoi cari piazzati nei vari cda.
Un aspetto che ci ha ricordato come alcuni processi non cambino mai, è stata la totale mancanza di trasparenza; la dimostrazione sta nella conseguente frustrazione tra gli investitori. Il fatto che Renzi abbia voluto rivoluzionare a modo suo i vertici delle società più importanti per l’economia italiana non ha infatti incontrato i favori del mercato. D’altronde quei manager che accetteranno l’incarico avranno il vincolo legato al loro compenso: un tetto salariale di 239mila euro. Un paradosso tutto italiano se si pensa che la levatura accademica e i curricula di questi nominati, consentirebbe loro di guadagnare cifre più astronomiche all’estero. Non vorremo che tale scelta sia sinonimo di incompetenza e di inefficacia, con il rischio che il nostro Paese e le nostre aziende perdano ulteriore competitività sul piano internazionale. Logico quindi che le personalità indicate da Renzi abbiano fatto sorgere qualche dubbio agli investitori, facendo scattare le vendite azionarie soprattutto per Enel, Finmeccanica e Terna. È andata meglio Eni che ha avuto una performance comunque debole. La paura è che Renzi pur di attuare i cambiamenti tanto sbandierati, abbia realmente reso il processo delle nomine troppo politico, mettendo da parte l’effettivo bisogno di esperienza.


Come anticipato, sono stati tanti i suoi amici che hanno goduto di un’adeguata sistemazione: ci vengono in mente il suo avvocato Alberto Bianchi in Enel, Fabrizio Landi un finanziatore delle campagne elettorali di Renzi che siederà nel cda di Eni; Elisabetta Fabbri presidente di Starhotels, catena internazionale di alberghi sorta a Firenze e amica storica del buon Presidente del Consiglio che andrà in Poste. Li troverà la Todini, neo Presidente, che secondo alcune indiscrezioni si è sempre dimostrata molto attenta nella ricerca di finanziatori per l’allora promettentissimo sindaco di Firenze. Potremmo proseguire con questa antipatica lista di nominati, amici, sponsor e quant’altro, ma il rammarico ce lo impedisce quando ricordiamo che il governo abbia speso circa 60mila euro di consulenze per trovare dei curricula che aveva già dentro casa.

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