mercoledì 16 aprile 2014

Grillo furioso: il manifesto dell’insulto. Una comunicazione violenza e sterile figlia del qualunquismo




“I
 limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”, questa espressione filosofica dell’austriaco Ludwig Wittgenstein è perfettamente riadattabile al comico genovese, nonché fondatore del M5S Beppe Grillo.

Ieri in occasione della conferenza stampa sulla proposta di legge per l’abolizione di Equitalia, Grillo ha nuovamente dato prova della sua totale lontananza dalla realtà; come fa a non rendersi conto che presentarsi in conferenza stampa con la moglie di un suicida vittima della crisi in un momento storico come questo, contribuisce ad aumentare il rischio di esplosione di  una bomba sociale?

Ciò che diciamo è espressione del nostro modo di essere, per cui è indice della nostra credibilità; a nostro avviso il capo di un partito o sedicente movimento, non può permettersi attraverso le sue parole di indurre un comportamento violento nella società civile che rappresenta in Parlamento.

Un po’ come quando sortì sulle bombe piazzate a Equitalia, manifestando la volontà di capirne le ragioni oltre che condannarne solo la violenza.
Grillo il guru della comunicazione, questo si diceva di lui; eppure sembrerebbe che riesca ad attirare l’attenzione solo con le sue uscite bizzarre e sopra le righe.

Perché rifiuta di utilizzare uno strumento come la televisione, quando quest’ultima è stato a renderlo celebre con i suoi spettacoli da comico?

Ha forse paura di essere additato delle stesso peccato di cui lui incolpava Berlusconi?

Il suo vocabolario grossolano e violento, ha la peculiare caratteristica di essere monotematico ed incentrato sull’insulto; andando oltre l’appartenenza politica sentendo parlare Grillo avrete sicuramente captato epiteti e aggettivi del tipo: “quello è un ottuagenario miracolato”, “quello è una salma”, Alzheimer”, “Cancronesi”, “faccia come il culo” e l’ultima in ordine cronologica è stata “ebetino” rivolto al Presidente del Consiglio.

A cosa potrà mai portare quella che è stata definita la sua apologia dell’insulto? Sicuramente non ad un confronto o a un dialogo, ma al contrario confinerà ancor di più Grillo e i suoi uomini nel loro ristretto universo fatto di cattivi da combattere nel nome di un populismo letteralmente spicciolo.

A margine è doverosa una nota sulla sua affermazione riguardo Berlusconi e Dell’Utri: “Non sono uomini” – prosegue – “Io al posto di Berlusconi sarei andato in prigione.

Mi sarei fatto arrestare, che fine ignobile così”. Lo faccia lui. In fondo ha ammazzato, con la sua negligenza e imprudenza tre persone, e non ha passato neanche dieci minuti a scontare una qualsiasi pena. In America si sarebbe fatto minimo vent'anni. >

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