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olo nelle ultime ore sono circa mille cinquecento
gli immigrati provenienti dal Nord Africa; si sono
quindi avverate le tragiche previsioni del ministro Alfano.
Infatti
quest’ultimo dopo la sciagurata abolizione del reato di clandestinità, aveva
preannunciato l’arrivo di circa 600.000
clandestini sulle
coste italiane. Un atteggiamento un po’ bizzarro quello del
ministro dell’Interno, che insieme al suo partito e al governo
Renzi si
è reso complice di un’invasione già annunciata.
La
nave “San Giorgio” in collaborazione con due motovedette della guardia
costiera, ha tratto in salvo oltre mille persone tra cui donne e bambini che
ora sono diretti verso il porto di Augusta. Il pattugliatore “Sirio” aiutato da
una nave di tipo cargo ha recuperato 113 migranti uomini.
Nel
porto di Pozzallo sono sbarcati altri mille migranti salvati tra lunedì e
martedì scorso. Questi sono tutti piccoli scenari di un fenomeno che è destinato inevitabilmente a
crescere, che ci auguriamo non sfoci in tragedie come quella accaduta a
Lampedusa nel passato ottobre del 2013.
Ora
il governo piange, ma sono lacrime di coccodrillo; forse non avevano colto il
ruolo deterrente di una norma come quella sul reato di clandestinità, il quale
oltre ad essere stato depenalizzato ora
prevede maggiore morbidezza anche su altri temi nei quali gli immigrati
sono specialisti: vedi la produzione di cannabis.
Con che coraggio ora Alfano si appella inderogabilmente all’Europa?
Sembrerebbe infatti che il leader del Ncd ha evidenziato l’insufficienza dei
fondi stanziati dall’Unione europea per Frontex,
ovvero l’Agenzia delle frontiere: parliamo di una somma pari a 80 milioni di
euro.
Come
dargli torto, considerando che l’Italia spende per il soccorso agli immigrati
circa 9 milioni al mese: ma non sarebbe stato meglio evitare questa strizzata d’occhio di incoraggiamento alla
clandestinità.
Sia
chiaro. Siamo consapevoli. I profughi non sono clandestini che violano una
legge. Ma questo non è un buon motivo per togliere la
legge. L’immigrazione sta sicuramente modificando il suo tessuto
genetico, gli immigrati che arrivano spesso sono più alla ricerca di protezione
e asilo piuttosto che come era in passato di maggiore benessere economico.
Ma
questo non è un buon
motivo per abbassare giuridicamente un ponte levatoio percorribile da tutti. Lo
sappiamo: in molti dei Paesi maggiormente coinvolti nelle relazioni migratorie
con l’Italia, a differenza di prima c’è molta meno stabilità politica. A nostro
avviso un fattore determinante. Per essere più chiari non c’è più un Gheddafi
di turno in grado di imporre un blocco degli sbarchi; il dramma è che non c’è neanche più un Berlusconi in grado di promuovere accordi bilaterali sul
piano internazionale. Ma che c’entra questo con il lassismo?
Sarebbe
utile rivedere i trattati
europei, equilibrando in maniera più giusta le responsabilità di tutti
i Paesi, affinché il dramma dell’immigrazione non ricada solo sul primo Paese
d’ingresso.
Per fare ciò avremmo bisogno di un governo e di un
leader, degni di essere chiamati tali.
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