Gli affitti del dottor Matteo
Renzi, i cinque
cambi di residenza in soli tredici anni, il trasferimento
nella centralissima via degli Alfani in un attico a 5 vani, con la mano gentile
di una amico che paga la pigione, sono discorsi seppelliti nei computer
delle redazioni. Perché questo silenzio assordante intorno ad una
questione così delicata? Un’idea ce l’abbiamo: servilismo, o – come direbbe Mourinho
– prostituzione
intellettuale, anche se intellettuale è una parola grossa.
Ieri
avevamo ricordato la sorte toccata a Tremonti,
indotto a patteggiare per un caso analogo a quello di Renzi e dell’affitto non
versato da lui medesimo. Oggi ricordiamo il trattamento riservato all’ex
ministro Claudio Scajola: processato e poi assolto per concorso in
finanziamento illecito per la compravendita di un immobile in via del Fagutale
a Roma. Qualcuno ricorda il clamore mediatico intorno alla vicenda? La
satira impazzita?
Sarebbe
ingenuo aspettarsi si creasse lo stesso clima intorno alla vicenda delle case
di Renzi e che
venga fatta luce sulla figura dell’ufficiale pagatore del fitto di Renzi,
il manager Carrai,
che ha guidato una partecipata del comune fiorentino come la Firenze parcheggi,
lo stesso che ha ricoperto il ruolo di Presidente dell’aeroporto di Firenze e
lo stesso che si è aggiudicato dal Comune l'organizzazione di un servizio per
visitare Palazzo Vecchio con la guida di un tablet interattivo sviluppato dalla
società di cui è socio. Carrai, ovvero il marito di colei che è stata nominata
curatrice di una delle mostre più importanti patrocinate dal Comune di Firenze
ovvero quella su Pollock e Michelangelo.
Tutto
chiaro, tutto limpido? La
pratica giace, immobile, in Procura e nell’archivio ormai polveroso dei
computer di redazione…
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