martedì 8 aprile 2014

Nessuno indaga sulle case del dottor Matteo. Logico, non si chiama mica Scajola


Gli affitti del dottor Matteo Renzi, i cinque cambi di residenza in soli tredici anni, il trasferimento nella centralissima via degli Alfani in un attico a 5 vani, con la mano gentile di una amico che paga la pigione, sono discorsi seppelliti nei computer delle redazioni.  Perché questo silenzio assordante intorno ad una questione così delicata? Un’idea ce l’abbiamo: servilismo, o – come direbbe Mourinhoprostituzione intellettuale, anche se intellettuale è una parola grossa.
Ieri avevamo ricordato la sorte toccata a Tremonti, indotto a patteggiare per un caso analogo a quello di Renzi e dell’affitto non versato da lui medesimo. Oggi ricordiamo il trattamento riservato all’ex ministro Claudio Scajola: processato e poi assolto per concorso in finanziamento illecito per la compravendita di un immobile in via del Fagutale a Roma. Qualcuno ricorda il clamore mediatico intorno alla vicenda? La satira impazzita?

Sarebbe ingenuo aspettarsi si creasse lo stesso clima intorno alla vicenda delle case di Renzi e che venga fatta luce sulla figura dell’ufficiale pagatore del fitto di Renzi, il manager Carrai, che ha guidato una partecipata del comune fiorentino come la Firenze parcheggi, lo stesso che ha ricoperto il ruolo di Presidente dell’aeroporto di Firenze e lo stesso che si è aggiudicato dal Comune l'organizzazione di un servizio per visitare Palazzo Vecchio con la guida di un tablet interattivo sviluppato dalla società di cui è socio. Carrai, ovvero il marito di colei che è stata nominata curatrice di una delle mostre più importanti patrocinate dal Comune di Firenze ovvero quella su Pollock e Michelangelo.

Tutto chiaro, tutto limpido? La pratica giace, immobile, in Procura e nell’archivio ormai polveroso dei computer di redazione…

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