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ALVIAMO L’UNITÀ.
Detto fatto, cotta e mangiata. Senza alcun rumore, senza far
scattare alcun allarme, il colpaccio è riuscito.
I Ds, che non sta per disonesti, nonostante l’abbreviazione
calzerebbe a pennello, sono i democratici di sinistra, scomparsi nelle acque
torbide del Partito
democratico, ma
giuridicamente ancora vivi e vegeti.
Il Pd infatti seppe
furbescamente non raccogliere la pessima eredità debitoria dei suoi due
soggetti fondatori che rispondevano ai nomi della Margherita e
appunto dei Ds.
Quest’ultimi, nella seconda metà degli anni ‘90, decisero
generosamente di farsi carico della tragica situazione economica del giornale
“l’Unità”, organo di partito della vecchia ma sempre viva sinistra democratica.
Un debito verso gli istituti
bancari per un importo pari a 125 milioni di euro.
Una montagna di soldi, che nel tempo si era cercato di smussare il
più possibile con risultati evidentemente scarsissimi.
Nel 1998, durante il governo Prodi,
la situazione del giornale era già pessima e la consapevolezza che la
situazione debitoria avrebbe compromesso i bilanci del partito stesso, costrinse
i vertici del partito ad elaborare una legge ad hoc.
Grazie alla subdola abilità di Ugo Sposetti, attuale senatore Pd e Presidente della fondazione Ds, venne
fatta passare una legge che stabiliva l’estensione della
garanzia dello Stato già vigente sui debiti degli organi di partito, ai debiti
del partito che si fosse fatto carico dell’esposizione del proprio giornale con
le banche.
Una mossa ben studiata a tavolino, grazie alla quale i
contribuenti di ieri e di oggi, hanno dovuto partecipare a saldare il conto
debitorio dell’Unità.
Un conto salatissimo, 107
milioni di euro che al momento si trovano nelle casse delle banche creditrici, con la cifra che potrebbe ancora
lievitare considerando i 18 milioni di euro da pagare alla Sga, società incaricata
di recuperare la montagna di denaro dal crac del Banco di Napoli, che ha però momentaneamente ritenuto opportuno di non
rivendicare nulla.
La notizia apparsa sul Corriere
della Sera di
oggi a firma Sergio
Rizzo, lascia sicuramente
l’amaro in bocca, pensando soprattutto alle polemiche degli ultimi giorni
relative ai tagli della Legge di Stabilità alle Regioni.
Un generosità quella dei Ds di allora totalmente ingiustificata, che ha costretto gli istituti
di credito di oggi a rivalersi sulle casse dello Stato.
Non avendo più nulla da
pignorare, i giudici hanno dato loro ragione rendendo tutti noi contribuenti
partecipi del grande salvataggio de “l’Unità”.
Ma l’apice dell’incredibile lo raggiunge quando il giornalista gli
chiede se la mossa sia stata calcolata a tavolino e lui risponde: “Quindi
che vuol dire? Che sono stato bravo! Una società mi avrebbe dato tanti soldi
per fare questo lavoro…”.
Per fortuna che in Italia erano altri quelli considerati partiti
azienda.
Vergogna.
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