martedì 13 ottobre 2015

MARINO E LA CRICCA DEGLI IMPUNITI - Il caso Marino non è Marino ma il Pd, il malaffare su cui l’allegro chirurgo ha versato la panna montata della santa e finta ingenuità, la maschera buffa per nascondere il potere marcio delle Coop e del Pd


M
arino e il clan degli impuniti. Dalle pagine de “Il Mattinale”, abbiamo deciso di denunciarne a gran voce il pericolo.
Sono una cricca di operanti nell’ambito della frode, morale sia chiaro. Ma per questo non meno pericolosa. Con il loro modo di agire hanno creato intorno a noi, cittadini normali, un paesaggio arido costernato da carcasse e rovine.


La città di Roma è l’epicentro di questa triste raffigurazione, nella quale non il singolo Marino, ma un agglomerato chiamato Pd ha sapientemente affondato le proprie radici contaminate, un mix composto da furbizia, sotterfugi, incapacità politica e amministrativa, mala fede, arroganza e inefficienza.

C’è un quantitativo di materiale esplosivo che mette in serio pericolo tutto il Paese.

Queste sono le principali caratteristiche di questa cricca, che noi abbiamo chiamato la cricca degli impuniti. Personaggi che non riescono a comprendere la centralità del loro ruolo, manifestando atteggiamenti poco nobili volti esclusivamente alla salvaguardia apparente della loro immagine.

Marino che come un fan aspetta sotto la scaletta dell’aereo il Presidente Obama, oppure che si autoinvita al viaggio americano di Papa Francesco per poi essere puntualmente sbugiardato dal Pontefice, è la degna rappresentazione di questo agglomerato fatto di personaggi che vivono esclusivamente di apparenze.

Ma in realtà sono degli uomini fatti di cartone, il cui impegno politico è mosso da un tornaconto personale.
Non c’è alcun cuore pulsante dietro le loro azioni. Questa loro sfacciataggine si trasforma in una grave mancanza di rispetto verso l’intelligenza di tutti noi, che attoniti siamo costretti a subire le loro malefatte.

Il loro modus operandi caratterizzato da un’estrema naturalezza vuol far apparire tutto nella normalità più totale, che di conseguenza trasforma i loro comportamenti delatori in un inno all’impunità.

Ed ecco allora un via vai di Coop rosse pronte ad attaccarsi alla mammella della Lupa romana e prosciugarla come fosse una vacca grassa.

Come se nulla fosse e con il bene placito della cricca degli impuniti o dei cecati.

Se Orfini il giovane turco garantisce per Marino, seppellendo le sue incapacità, e Renzi è tranquillo perché rivede in Marino un fratellino che cerca di emulare le sue gesta, e se Marino finalmente si dimette e Zanda ci fa sapere che non si vuole tornare al voto nel 2016 per non turbare la sensibilità dei pellegrini, perché mai dovremmo indignarci? Per il clan degli impuniti questo rappresenta la normale amministrazione.

Un estremo tentativo di fregare sempre il prossimo, magari indossando la maschera degli ingenui, di coloro che non sanno di cosa stiamo parlando.

Questo concetto sintetizza il codice genetico del Partito democratico e dei suoi principali esponenti.

Sappiamo che Roma e Milano rappresentano la chiave per far crollare questo sistema; per questo il Pd ha paura.

Zanda può stare tranquillo, il voto ci sarà perché Roma ha bisogno di un sindaco. Non ci sono né tecnici né commissari che tengano.

Il Pd pagherà a caro prezzo i suoi errori e gli impuniti dovranno chiedere perdono.
Noi siamo pronti, i tre metodi vincenti sbaragliano le nubi all’orizzonte e ci indicano la metà.

A Venezia, come in Liguria e ad Arezzo abbiamo dimostrato di che pasta siamo fatti.


Brugnaro, Toti e Ghinelli sono i nostri precursori e il centrodestra unito sarà il nostro cavallo di Troia. Solo così tornerà a sorgere il Sole sul Palatino.

Nessun commento: