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arino e il clan degli impuniti. Dalle pagine de “Il Mattinale”, abbiamo deciso di denunciarne a gran
voce il pericolo.
Sono una cricca di operanti
nell’ambito della frode, morale sia chiaro. Ma per questo non meno pericolosa. Con il loro modo di
agire hanno creato intorno a noi, cittadini normali, un paesaggio arido
costernato da carcasse e rovine.
La città di Roma è l’epicentro di questa triste raffigurazione,
nella quale non il singolo Marino, ma un agglomerato chiamato Pd ha sapientemente affondato le proprie radici contaminate,
un mix composto da furbizia, sotterfugi, incapacità politica e amministrativa,
mala fede, arroganza e inefficienza.
C’è un quantitativo di materiale esplosivo che mette in serio
pericolo tutto il Paese.
Queste sono le principali caratteristiche di questa cricca, che noi
abbiamo chiamato la cricca degli impuniti. Personaggi che non riescono a
comprendere la centralità del loro ruolo, manifestando atteggiamenti poco
nobili volti esclusivamente alla salvaguardia apparente della loro immagine.
Marino che come un fan aspetta sotto la scaletta dell’aereo il
Presidente Obama, oppure che si autoinvita al viaggio
americano di Papa
Francesco per poi essere
puntualmente sbugiardato dal Pontefice, è la degna rappresentazione di questo
agglomerato fatto di personaggi che vivono esclusivamente di apparenze.
Ma in realtà sono degli uomini fatti di cartone, il cui impegno
politico è mosso da un tornaconto personale.
Non c’è alcun cuore pulsante dietro le loro azioni. Questa
loro sfacciataggine si trasforma in una grave mancanza di rispetto verso
l’intelligenza di tutti noi, che attoniti siamo costretti a subire le loro
malefatte.
Il loro modus operandi caratterizzato da un’estrema naturalezza
vuol far apparire tutto nella normalità più totale, che di conseguenza
trasforma i loro comportamenti delatori in un inno all’impunità.
Ed ecco allora un via vai di
Coop rosse pronte ad attaccarsi alla mammella della Lupa romana e prosciugarla
come fosse una vacca grassa.
Come se nulla fosse e con il bene placito della cricca degli impuniti
o dei cecati.
Se Orfini il giovane turco garantisce per Marino,
seppellendo le sue incapacità, e Renzi è tranquillo perché rivede in Marino un
fratellino che cerca di emulare le sue gesta, e se Marino
finalmente si dimette e Zanda ci fa sapere che non si vuole tornare al
voto nel 2016 per non turbare la sensibilità dei pellegrini, perché mai
dovremmo indignarci? Per il clan degli impuniti questo rappresenta la normale
amministrazione.
Un estremo tentativo di
fregare sempre il prossimo, magari indossando la maschera degli ingenui, di
coloro che non sanno di cosa stiamo parlando.
Questo concetto sintetizza il codice genetico del Partito democratico e dei suoi principali esponenti.
Sappiamo che Roma e Milano rappresentano la chiave per far
crollare questo sistema; per questo il Pd ha paura.
Zanda può
stare tranquillo, il voto ci sarà perché Roma ha bisogno di un sindaco. Non ci
sono né tecnici né commissari che tengano.
Il Pd pagherà a caro prezzo i suoi errori e gli impuniti dovranno
chiedere perdono.
Noi siamo pronti, i tre metodi vincenti sbaragliano le nubi
all’orizzonte e ci indicano la metà.
A Venezia, come in Liguria e ad Arezzo abbiamo dimostrato di che
pasta siamo fatti.
Brugnaro,
Toti e Ghinelli
sono i nostri precursori e il centrodestra unito sarà il nostro
cavallo di Troia. Solo
così tornerà a sorgere il Sole sul Palatino.
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