mercoledì 28 ottobre 2015

LO SCANDALO DI ROMA - Per un Marino sfiduciato attendiamo un Orfini dimissionario. Lo strappo è irricucibile. Aspettiamo quindi che l’ultimo piatto si rompa, solo allora arriverà il gong su questa triste vicenda fatta da personalismi e ambizioni di potere


M
arino è pronto a ritirare le sue dimissioni. La motivazione rappresenta forse l’unica cosa giusta che il sindaco di Roma ha dimostrato di sapere dire in questi due anni e mezzo di governo.


Lo scriviamo ormai da giorni, ma è sacrosanto istituzionalizzare la crisi politica che ha travolto il Comune di Roma. È auspicabile quindi, che si creino le condizioni di un onesto confronto istituzionale affinché Marino e il suo operato possano essere giudicati attraverso una mozione di sfiducia  votata da tutte le forze politiche, evitando quindi che la fine del suo mandato venga decisa in qualche stanza del Nazareno o magari dall’umore lunatico del Presidente Orfini.

Che l’esperienza del sindaco sia al capolinea è l’unica certezza che abbiamo; ora ruota tutto intorno alle modalità con cui Marino lascerà il Campidoglio.

Nel caso in cui il gaio chirurgo genovese decidesse di ritirare le dimissioni, Orfini avrà l’onere di scegliere tra le dimissioni in blocco e forzate dei consiglieri Pd, oppure votare la mozione di sfiducia insieme a tutte le altre opposizioni.

Un’opzione, la seconda, che si ripercuoterebbe gravemente sul capitolo primarie, che ad oggi nella storia del Partito democratico sono sinonimo di fallimento.
Un fallimento che ha travolto l’ex dalemiano di ferro, Matteo Orfini.

Colui che era stato prescelto per risolvere la crisi di Roma, ma soprattutto per arginare l’incapacità mostrata da Marino, ha deluso le aspettative dell’establishment piddino, sia di quello in minoranza che di quello in maggioranza. Aveva impressionato tutti dopo che con grande tenacia si era adoperato per difendere Marino dal cannibale Renzi. La terza giunta del sindaco varata in poco più di due anni era stata tirata su ad immagine e somiglianza del Presidente del Pd, rafforzando la sua stessa struttura.

Il problema è che Orfini non aveva fatto i conti con Marino. Nessuno avrebbe immaginato che un paio di scontrini avrebbero causato una rottura di questo tipo. E pensare che neanche le sviste sullo scandalo “Mafia Capitale” avevano messo così a repentaglio la figura di Marino sindaco. Il sindaco onesto, ma cecato.

Renzi da furbacchione qual è, sta cercando di evitare in tutti i modi di affrontare la questione Marino. Una sua intercessione rischierebbe di contaminare ulteriormente la sua immagine.

Renzi avendo scelto Orfini, diventa quindi il primo responsabile dello scandalo politico amministrativo in cui naviga Roma, e il tracollo in termini di consensi registrato grazie agli ultimi sondaggi certifica la sua totale inadeguatezza. Un tracollo in termini di tesserati e di circoli del Partito democratico che si ravvede nelle strutture periferiche e territoriali, da sempre portatrici di consensi per la sinistra.

Attendiamo nelle prossime ore sviluppi importanti, un gong che arriverà quando l’ultimo piatto tirato sarà rotto.


Uno strappo irricucibile, non solo tra Marino e il duo Renzi e Orfini, ma tra il Pd e i cittadini romani, che attendono ansiosi l’ora della riscossa del centrodestra. Saremo pronti.

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