lunedì 15 giugno 2015

MAFIA CAPITALE - Marino ‘unfit’. Il rapporto della prefettura conferma. Avvisato degli appalti dubbi, ha lasciato fare le Coop rosse. Dimissioni ed elezioni. Con un candidato che rispecchi il metodo Brugnaro

R
enzi e Marino rappresentano ad oggi due facce della stessa medaglia. Sono entrambi zoppi e citando il fatal proverbio “chi va con lo zoppo inizia a zoppicare”, tra i due riscontriamo enormi difficoltà nell’identificare chi abbia iniziato per primo il proprio tracollo politico.


Marino seppur a fatica vorrebbe dimostrare la sua totale estraneità dei fatti, certo è che se a partire dal gennaio del 2014 avesse ascoltato gli  avvertimenti giunti dal Mef, oggi sicuramente la sua posizione sarebbe stata più credibile. Vuoi o non vuoi ha comunque dimostrato la sua totale ingenuità o quanto meno superficialità nella gestione di temi così delicati. Circa un anno e mezzo fa il Mef avevo scritto a parole estremamente chiare di sospette irregolarità nell’assegnazione di alcuni appalti e soprattutto nell’illogico ricorso sistematico all’istituto della proroga contrattuale a beneficio delle cooperative rosse riconducibili a Buzzi &Co.; se solo avesse approfondito con maggior verve tali avvertimenti probabilmente oggi godrebbe di maggior fiducia, a partire dal suo stesso partito.

Purtroppo per lui il sindaco di Roma non gode ormai neanche della fiducia di se stesso; è accerchiato e qualcuno, noi in primis, si augura che sia proprio Renzi a mettere fine ad una delle più tristi pagine che la città di Roma abbia vissuto.

Marino in preda alla confusione millanta piani di riassesto economico e morale per la Capitale d’Italia. La città eterna che a breve ospiterà il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, uno che in quanto a integrità morale e spirituale ne ha da vendere, si appresta a mettere in moto la macchina organizzativa e Marino inizialmente fatto fuori dal duo Renzi-Orfini, ora dovrà collaborare con il Prefetto Gabrielli al fine di rendere Roma sufficientemente idonea di fronte ad un evento di portata mondiale. Un ripensamento quello di Renzi, dovuto allo sbattimento di pugni sul tavolo del buon Marino; al momento sembrerebbe che i due abbiano bisogno uno dell’altro.

Renzi non può permettersi una città commissariata durante questo periodo, l’immagine del governo sarebbe definitivamente compromessa.

Siamo persino d'accordo.

Nessun commissariamento.  Marino si dimetta, si proceda ad elezioni. E si ricandidi, se ne ha la faccia. Il dubbio di Renzi sarà cresciuto dopo l'esito del ballottaggio a Venezia. Non si risolve agli occhi dei cittadini la questione morale, mandando avanti un magistrato. Noi abbiamo saputo dare alla Venezia del Mose (e del sindaco democrat Orsoni, finito agli arresti) la risposta Brugnaro, e ne sapremo dare conferma, con metodo identico a Roma.  


Comunque decida Renzi, la strada per Roma, Napoli e Milano è già segnata

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