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Marino
seppur a fatica vorrebbe dimostrare la sua totale estraneità dei fatti, certo è
che se a partire dal gennaio del 2014 avesse ascoltato gli avvertimenti giunti dal Mef,
oggi sicuramente la sua posizione sarebbe stata più credibile. Vuoi o non vuoi
ha comunque dimostrato la sua totale ingenuità o quanto meno superficialità
nella gestione di temi così delicati. Circa un anno e mezzo fa il Mef avevo
scritto a parole estremamente chiare di sospette irregolarità nell’assegnazione
di alcuni appalti e soprattutto nell’illogico ricorso sistematico all’istituto
della proroga contrattuale a beneficio delle cooperative rosse riconducibili
a Buzzi &Co.;
se solo avesse approfondito con maggior verve tali avvertimenti probabilmente
oggi godrebbe di maggior fiducia, a partire dal suo stesso partito.
Purtroppo
per lui il sindaco di Roma non gode ormai neanche della fiducia di se stesso; è
accerchiato e qualcuno, noi in primis, si augura che sia proprio Renzi a
mettere fine ad una delle più tristi pagine che la città di Roma abbia vissuto.
Renzi non può permettersi una città commissariata
durante questo periodo, l’immagine del governo sarebbe definitivamente
compromessa.
Siamo
persino d'accordo.
Nessun
commissariamento. Marino si dimetta, si proceda ad elezioni. E si
ricandidi, se ne ha la faccia. Il dubbio di Renzi sarà cresciuto dopo l'esito
del ballottaggio a Venezia. Non si risolve agli occhi dei cittadini la questione
morale, mandando avanti un magistrato. Noi abbiamo saputo dare alla Venezia del
Mose (e del sindaco democrat Orsoni,
finito agli arresti) la risposta Brugnaro,
e ne sapremo dare conferma, con metodo identico a Roma.
Comunque decida Renzi, la strada per Roma, Napoli e Milano è già segnata.
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