Ricordate
l’immobilismo sul tema immigrazione durante il governo
Letta? Ricordate lo scarica barile tra gli inoperosi ministri Kyenge e Alfano?
Beh quanto accaduto appena 48 ore fa è il risultato di tutto ciò. C’è stato il
via libera della Camera allo stop per il reato di clandestinità.
Per
carità non ci nascondiamo dietro ad un dito; c’è stato uno spaccamento tra i
deputati di Forza Italia per quanto
riguarda la singola votazione sull’articolo 2, del testo recante la delega per la
riforma del sistema delle pene e per la depenalizzazione di alcuni reati, che
includeva, tra le diverse disposizioni, la trasformazione del reato di
clandestinità in illecito amministrativo, approvata nel passaggio in Aula al
Senato.
Ma
l’indirizzo di Forza Italia a riguardo era già emerso lo scorso 21 gennaio
quando al Senato il gruppo guidato da Romani
e dal vicepresidente del Senato Gasparri
aveva risposto in maniera compatta respingendo il testo di legge.
Questo nonostante la stessa legge preveda anche il
contenuto di idee assolutamente positive, soprattutto in ottica dell’impegno
che la stessa Forza Italia ha manifestato sul piano della risoluzione del problema carcerario, ciò che non è
accaduto dal Pd e dalle altre forze di governo.
Tra
l’altro ci preme sottolineare, che nel pacchetto approvato dalla Camera, il
reingresso dell’immigrato oggetto di un provvedimento di espulsione sarà
comunque penalmente sanzionabile.
Il
sistema carcerario è ormai saturo, e diventa quindi necessario trovare anche altre
forme di deterrenza.
Sarebbe
utile stringere accordi sul piano internazionale, avvalendosi dell’aiuto
dell’Europa, con tutti quei paesi che sono soliti vedere i loro cittadini
approdare sulle coste italiane. Per questo abbiamo apprezzato il viaggio del
ministro della Giustizia in Marocco per concludere un accordo affinché la pena
per chi commetta un reato in Italia venga espiata nel Paese d’origine.
I governi Berlusconi,
soprattutto l’ultimo, sono stati di grandissimo esempio in questo senso.
Ricordiamo gli
ottimi risultati ottenuti in tema d’immigrazione clandestina; oltre alle
numerose disposizioni normative introdotte per combattere la clandestinità,
ricordiamo il raggiungimento d’importantissimi accordi bilaterali con i capi di governo dei
paesi maggiormente coinvolti nei processi migratori con l’Italia.
Su
tutti ricordiamo quello con Muammar Gheddafi;
soltanto che giornaloni e intellettuali da salotto preferivano soffermarsi
sulle molteplici stranezze dell’allora Rais libico, invece di sottolineare un
crollo verticale dell’immigrazione in quel periodo grazie al blocco delle
partenze dei barconi della speranza che il governo di Tripoli aveva imposto.
La nostra posizione è per cui
molto chiara e ci strugge dover assistere alle lacrime di coccodrillo del
povero Alfano,
giustamente impaurito dal prossimo arrivo di circa 600.000 clandestini. Durante l’esecutivo Letta aveva minacciato di
lasciare il governo qualora fosse stata votata l’abolizione del reato di
clandestinità; lo invitiamo a farlo oggi. Come fa a non rendersi conto che in tema di politiche
migratorie l’indirizzo del governo non è cambiato? Kyenge o non Kyenge il risultato è lo
stesso. Lo dimostrano le dichiarazioni dell’“imparzialissimo” Presidente della Camera su turismo e
immigrazione. Questo è un impianto legislativo di sinistra, stop. I voli
pindarici lasciamoli ai populisti di turno.
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