mercoledì 19 marzo 2014

La santificazione nostalgica di Berlinguer. Rimpianto del comunismo e rivendicazione razzista della superiorità morale



È
 la nostalgia il leit motiv che ruota intorno all’uscita nelle sale cinematografiche il prossimo 27 marzo del film di Veltroni dedicato alla figura di Enrico Berlinguer. L’ex leader del Pd ha deciso di documentare gli ultimi dieci anni di vita di colui che nella memoria collettiva e collettivistica è riuscito a dare nuove vesti al comunismo di questo Paese.

Berlinguer conosciuto come il padre fondatore dell’euro comunismo, ha avuto il merito e soprattutto il coraggio di rompere l’alleanza politica con Mosca, con la speranza di far evadere il Pci dal ghetto in cui per tanti anni si era stagnato. Berlinguer nel nome di un’integrità morale autocertificata, ha cercato di elevare eticamente la natura del Partito comunista italiano rispetto a tutti gli altri e in particolare a quelli che operavano nei paesi occidentali.
L’eredità politica di tale pensiero si manifesta ancora oggi, nonostante del Partito comunista italiano non ci sia più traccia; quella sorta di razzismo verso il popolo e soprattutto verso coloro che abbiano una concezione negativa di ciò che abbia rappresentato il comunismo si manifesta nei comportamenti del cosiddetto “comunista ripulito”, i radical chic del nuovo millennio, i quali in preda ad attacchi di nostalgia amano rinverdire il mito del comunismo italiano rievocando talvolta la figura del Berlinguer di turno.

Ma la storia lo sappiamo è fatta di buchi, per lo più oscuri. Ci concediamo quindi alcune riflessioni.
Ad esempio per quale motivo ancora oggi non è mai stata fatta luce sulla provenienza dei denari sovietici  che per oltre un terzo di secolo hanno sostenuto il Partito comunista italiano? Per quale motivo tutti i partiti non comunisti sono crollati negli anni novanta sotto i colpi della criminalità finanziaria e  al Pci non è toccata la stessa sorte?
Eppure anche i muri  sono a conoscenza del legame finanziario segno del profondo legame politico che da sempre ha accomunato il Pci e l’Urss nella veste di potentissima centrale internazionale.

Come tutti sanno tali flussi finanziari sono proseguiti anche successivamente al cambio di rotta di Berlinguer. Per quale motivo allora il compianto ex leader del Pci non si adoperò per trovare un accordo sulla regolamentazione del finanziamento ai partiti? Evidentemente anche lui ritenne che era meglio affidarsi ai finanziamenti esteri illegali, venendo meno ai suoi principi di integrità morale comunista.

Probabilmente il suo atteggiamento era rafforzato dall’omertà di una classe dirigente che allora come oggi ha scientificamente ignorato lo scempio dei finanziamenti esteri ai partiti italiani soprattutto quelli a favore dei comunisti italiani da parte dell’Urss.

Altro aspetto della nostra riflessione è sul caso Moro.
Ci chiediamo senza ottenere risposta, almeno nella nostra testa, sul perché Berlinguer non sia mai stato tirato in ballo nella vicenda che ha portato all’omicidio di Aldo Moro.
Eppure egli stesso partecipò in maniera concreta alla realizzazione del compromesso storico, che coincideva con la volontà di Berlinguer stesso di accedere al governo guardandosi alle spalle.
Lo testimonia la partecipazione tra gli attori del film di Veltroni la presenza di un attore speciale: l’ex brigatista Alberto Franceschini. Per quale motivo sono finiti sotto la lente dell’opinione pubblica solo Cossiga e Andreotti?
A nostro avviso non è corretto che venga cucita sulla figura di Berlinguer una caricatura nostalgica a stampo moralistico. Saremmo stati più contenti se Veltroni avesse dichiarato: “ho una nostalgia canaglia di quegli anni in cui ero considerato uno dei ragazzi di Berlinguer”. 

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