giovedì 8 ottobre 2015

CAOS ROMA - Marino restituisce i soldi, ma non vuole restituire Roma ai romani. Con l’Urbe ridicolizzata ci auguriamo che qualcuno lo dimetta. Il Pd pagherà a caro prezzo lo scotto delle primarie, che nell’aprile del 2013 indicarono Marino candidato sindaco


O
rmai il sindaco Marino e la sua amministrazione sono un caso nazionale. In molti, dopo i fatti delle ultime settimane, si attendevano uno slancio morale e dignitoso da parte del sindaco di Roma.

Le sue dimissioni a fronte dello scandalo sulle spese folli a carico dei contribuenti sarebbero state la logica conseguenza, invece nulla.

Il sindaco ha dichiarato che non si dimetterà, a meno che non sia lo stesso Pd e quindi Renzi a farlo cadere.

Marino ha indirettamente ammesso le proprie colpe e bugie, infatti ieri ha voluto farci sapere che è pronto a restituire i 20 mila euro beffardamente strisciati con la carta di credito comunale in questi due anni e mezzo.
Una vera caduta di stile quella del chirurgo genovese che sta cercando di coprirsi le spalle nel caso in cui arrivino i primi avvisi di garanzia. Il reato penale di peculato è infatti dietro l’angolo. E la cosa ci dispiace.
I romani sarebbero disposti anche a rinunciare ai suoi soldi, purché Marino e il Pd restituiscano Roma.

Liberarsi del peggior sindaco della storia della Capitale d’Italia sarebbe una vittoria non solo per chi ci abita, ma ne gioverebbe l’immagine del nostro Paese in tutto il mondo.

Tra due mesi esatti inizierà il Giubileo e Roma sarà sotto una lente d’ingrandimento.

Renzi avrebbe dovuto prendere coraggio dopo lo scoppio di Mafia Capitale, cioè la punta dell’iceberg dell’incapacità di Marino. Il comune di Roma doveva essere sciolto già nel dicembre scorso, ad oggi la città ne avrebbe già tratto i suoi benefici e sul fronte Giubileo avremmo avuto una situazione meno delicata da gestire.

Qualcuno sembra averlo capito dal Nazareno, Orfini su tutti.

Il Presidente del Pd, da sempre estremo difensore della causa Marino, sembra aver invertito la rotta e consegnato a Renzi la decisione finale sulle sorti di Marino e del Campidoglio.
Qualcuno deve avergli spiegato che prolungare questa agonia non avrebbe comunque giovato al Pd in termini elettorali, ma avrebbe più semplicemente danneggiato solo la cittadinanza.

Il Pd, con o senza Marino alle prossime elezioni, rischierà comunque di prendere una dolorosa batosta. Pagherà a caro prezzo lo scotto delle primarie, che nell’aprile del 2013 indicarono Marino candidato sindaco.
Una scelta suicida che travolgerà anche Renzi e il suo governo.

Tutte le strade portano a Roma e il fatto che Renzi e Marino siano così simili, ci fa ben sperare. Due scrocconi opportunisti alla porta sarebbe il massimo.

L’importante sarà che ciò che accadrà tra oggi e domani, abbia delle ripercussioni positive su tutto il centrodestra, il quale in maniera compatta dovrà essere pronto ad affrontare una nuova sfida per salire in Campidoglio.


Uniti si vince e il modello Brugnaro ce lo ha insegnato.

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