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il sindaco Marino e la sua
amministrazione sono un caso nazionale. In molti, dopo i fatti delle ultime
settimane, si attendevano uno slancio morale e dignitoso da parte del sindaco
di Roma.
Le sue dimissioni a fronte
dello scandalo sulle spese folli a carico dei contribuenti sarebbero state la
logica conseguenza, invece nulla.
Il
sindaco ha dichiarato che non si dimetterà, a meno che non sia lo stesso Pd e quindi Renzi
a farlo cadere.
Marino
ha indirettamente ammesso le proprie colpe e bugie, infatti ieri ha voluto
farci sapere che è pronto a restituire i 20 mila euro beffardamente strisciati
con la carta di credito comunale in questi due anni e mezzo.
Una
vera caduta di stile quella del chirurgo genovese che sta cercando di coprirsi
le spalle nel caso in cui arrivino i primi avvisi di garanzia. Il reato penale
di peculato è infatti dietro l’angolo. E la cosa ci dispiace.
I romani sarebbero disposti
anche a rinunciare ai suoi soldi, purché Marino e il Pd restituiscano Roma.
Tra
due mesi esatti inizierà il Giubileo
e Roma sarà sotto una lente d’ingrandimento.
Renzi avrebbe dovuto prendere
coraggio dopo lo scoppio di
Mafia Capitale, cioè la punta dell’iceberg dell’incapacità di
Marino. Il comune di Roma doveva essere sciolto già nel dicembre scorso, ad
oggi la città ne avrebbe già tratto i suoi benefici e sul fronte Giubileo
avremmo avuto una situazione meno delicata da gestire.
Qualcuno
sembra averlo capito dal Nazareno, Orfini
su tutti.
Il
Presidente del Pd, da sempre estremo difensore della causa Marino, sembra aver
invertito la rotta e consegnato a Renzi la decisione finale sulle sorti di
Marino e del Campidoglio.
Qualcuno deve avergli spiegato
che prolungare questa agonia non avrebbe comunque giovato al Pd in termini
elettorali, ma avrebbe più semplicemente danneggiato solo la cittadinanza.
Il
Pd, con o senza Marino alle prossime
elezioni, rischierà comunque di prendere una dolorosa batosta. Pagherà a caro
prezzo lo scotto delle primarie, che nell’aprile del 2013 indicarono Marino
candidato sindaco.
Una
scelta suicida che travolgerà anche Renzi e il suo governo.
Tutte
le strade portano a Roma e il fatto che Renzi e Marino siano così simili, ci fa ben
sperare. Due scrocconi opportunisti alla porta sarebbe il massimo.
L’importante sarà che ciò che
accadrà tra oggi e domani, abbia delle ripercussioni positive su tutto il
centrodestra, il quale in maniera
compatta dovrà essere pronto ad affrontare una nuova sfida per salire in
Campidoglio.
Uniti
si vince e il modello Brugnaro
ce lo ha insegnato.
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