giovedì 17 settembre 2015

MAFIA CAPITALE - Il vaso degli appalti purulenti di Marino scoperchiato da Cantone. Il 43 per cento sono opachi. Se ne vada dal Campidoglio il peggior sindaco del mondo

R
oma, un porto franco senza controlli. È questo il verdetto sull’amministrazione di Roma Capitale, a seguito delle indagini svolte dall’Anticorruzione sotto il controllo Raffaele Cantone.


Controlli che prendono in esame gli anni dal 2011 al 2014, per cui equamente divisi tra le amministrazioni Alemanno e Marino. Il giudizio finale infatti è decisamente netto senza distinzioni. L’analisi svolta dagli ispettori “ha reso di palese evidenza il massiccio e indiscriminato ricorso a procedura non a evidenza pubblica in grado di assorbire di fatto, in termini quantitativi, quasi il 90 per cento delle procedure espletate”. In termini percentuali parliamo del 43 per cento della totalità degli appalti affidati.

Numeri raccapriccianti, che nascondono il malaffare scoperchiato nel dicembre dello scorso anno con l’inchiesta “Mondo di mezzo” e definitivamente esploso con la triste pagina di “Mafia Capitale”.

Un sistema di assegnazione dei lavori quindi scevro da qualsiasi regolamento, metodi funzionali esclusivamente al raggiungimento di fini personali, in totale discordia con gli interessi delle collettività, gli unici obbligatoriamente perseguibili.
Un sistema che, da quanto emerge, si è caratterizzato per il continuo ricorso a procedure negoziate per gli interventi che riguardavano invece forniture e approvvigionamenti di primissima necessità, ovvero vitali per la fruibilità dei servizi primari nella Capitale.
Parliamo di dati che come era facile aspettarsi hanno visto premiati gli interessi delle solite cooperative, per lo più rosse, che da sempre detengono il monopolio delle assegnazioni degli appalti pubblici a Roma.

Marino cosa ne pensa? Potrebbe almeno darci un chiarimento sul continuo utilizzo dello strumento proroga durante i suoi due anni di competenza; tutto finalizzato al garantire la prosecuzione dei servizi. Pensate che molte sono state assegnate con durata bimestrale o trimestrale, motivate dai continui rinvii per l’approvazione del bilancio.

Quindi una totale assenza di programmazione, nonostante si parlasse di servizi vitali e improcrastinabili per la città, che con questo sistema ha sicuramente comportato un’ulteriore lievitazione dei costi.

Roma nel caos quindi, e la premessa che abbiamo fatto è di significativa importanza. Le indagini svolte riguardano anche l’amministrazione Alemanno, ma la questione è che ora Alemanno non c’è più. Se ne è andato, ha perso le elezioni. Il sindaco di Roma ora è Ignazio Marino, e noi vogliamo che se ne vada anche lui.

Rappresenta il triste presente di una città allo sbando, la sua giunta è stata letteralmente fatta fuori dagli ordini di custodia cautelare, nonostante ciò con estrema sfacciataggine riesce ancora ad andare in tv e dichiarare che va tutto bene. Ma con quale coraggio? Forse con lo stesso che lo ha portato a donare alla cooperativa “29 giugno” il suo primo emolumento da sindaco.


D’altronde la riconoscenza si può esprimere in vari modi. Che sia uno stipendio, che sia un appalto, sempre di riconoscenza parliamo.

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