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È
un Marino che vive fuori dalla realtà quello che si compiace per il lavoro
svolto fino ad ora, follia pura.
Ieri
in quella comparsata sul palco alla festa dell’Unità, con quell’abbraccio
mortale con la Boschi, hanno pensato di
farci credere che la pace tra il Campidoglio e il governo fosse stata sancita.
Sappiamo tutti che non è così.
Marino ha le ore contate e il terzo rimpasto di giunta gli permetterà di
arrivare forse solo alla prossima primavera.
Il
prolungamento di una lenta agonia, mal visto persino dal Vaticano
e da Papa Francesco. Infatti
dalle colonne dell’Osservatore romano
si è letteralmente alzato un coro di disapprovazione per quanto non sta
avvenendo in funzione dell’imminente Giubileo.
L’instabilità della giunta si
è percepita fino alla punta del cupolone di San Pietro e il Vaticano ha voluto
sottolineare la propria preoccupazione per un problema politico che rischia di
compromettere le fasi di avvicinamento al Giubileo. Non tutti forse si sono accorti che mancano pochi
mesi all’inaugurazione dell’8 dicembre e in quattro mesi dalla data
dell’annuncio non è stato fatto assolutamente nulla.
Evidentemente qualcuno reputa
che accogliere circa trenta milioni di pellegrini sia una passeggiata di salute.
Grandissimo
segno di responsabilità da parte di uno degli storici leader della sinistra,
che addirittura evoca una giunta di salvezza cittadina per Roma.
Per intenderci, sulla falsa
riga del tavolo di coesione nazionale tanto richiesto a Renzi e non ancora
palesatosi.
Insomma
Marino è unfit come Renzi. Entrambi hanno
paura di assumersi le loro responsabilità. Uno ha paura di dimettersi, l’altro
ha paura di dismettere. E Roma intanto viene derisa e allo steso tempo fatta
prigioniera da bande di pusher che aggrediscono le forze dell’ordine.
Continuate pure a scappare. Ma
presto la realtà vi asfalterà.
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